Scritture Le forme di comunicazione
2 Codici visivi
1. Scrittura e disegno come sistemi grafici
Ogni scrittura è immagine
Forse non tutte le immagini sono scrittura, ma certo ogni scrittura è immagine.
Il rapporto tra notazione di un linguaggio e raffigurazione, tuttavia, non è stato uguale in tutti i luoghi e tempi.
La nostra cultura ha sviluppato una distinzione tra i due ambiti, legata allo sviluppo di scritture che hanno forme astratte e arbitratie (come l’alfabeto latino) in rapporto ai contenuti linguistici veicolati.
Questo non deve farci dimenticare che altre culture hanno sviluppato modelli alternativi.
Da un lato, ci sono culture in cui la separazione tra scrittura e disegno non si è prodotta, o si è configurata in modo diverso da quello cui siamo abituati; dall’altro, esistono situazioni comunicative nelle quali il codice della scrittura, il disegno e altre notazioni si intersecano e si completano a vicenda fino a formate un unico messaggio complesso.
Questa complessità, in effetti, corrisponde a quella di ogni espressione vocale, nel corso della quale utilizziamo gesti, riferimenti al contesto, codici relativi alla posizione degli interlocutori ecc., che sono altrettanto necessari del messaggio linguistico in se per la comprensione dell’evento comunicativo.
Codificazioni millenarie
I sistemi pittografici, come quello azteco, sono il risultato di una codificazione delfimmagine che non fa distinzione tra figure e scrittura, e tra rappresentazione del mondo e trascrizione del linguaggio; scrittura e raffigurazione (tranne che nel caso dei nomi di persona o di luogo, isolati in uno spazio separato dal resto della pagina) formano un continuum inestricabile, legato alla sfera magico-religiosa, che ritroviamo anche in una delle più antiche attestazioni della scrittura geroglifica egizia: la lastra di Narmer.
Il processo di linearizzazione
Le utilizzazioni profane del mezzo scritto (contabili e amministrative, ad esempio) comportano invece l’abbandono delle figure e la stilizzazione dei segni.
Con l’introduziorie di segni più astratti, le raffigurazioni non scompaiono subito dalla scrittura, e vengono anzi sperimentate tutte le possibilità offerte dallo sviluppo bidimensionale della sintassi scritta.
In Messico, questa esplorazione sistematica fu bruscamente interrotta dalla Conquista; mentre in Egitto il processo di stilizzazione, il valore sempre più fonetico dei segni (a detrimento di quello pitto-ideografico) e lo sviluppo di varietà corsive produssero una progressiva desacralizzazione della scrittura, che lasciò ai soli sacerdoti il potere di giocare con il complesso sistema di evocazioni visive e linguistiche degli antichi geroglifici.
La scrittura che si anima
Nelle tradizioni scrittorie, talvolta viene recuperata la figurazione, per il riemergere di preoccupazioni estetiche che erano state subordinate, al momento della scelta delfastrazione, a quelle comunicative.
Il sistema arabo in alcune varietà calligrafiche, la scrittura cinese e le stesse notazioni alfabetiche latina ed ebraica riscoprono così la figura dentro la scrittura.
In alcuni casi, le singole lettere diventano animali o personaggi, un fenomeno che si ripresenta più volte anche nella storia delle scritture del Vecchio Mondo.
Altre volte è la sintassi stessa dei segni a creare raffigurazioni più o meno simboliche o allegoriche.
Si va dalle impaginazioni della scrittura su supporti particolari, che si adeguano alla struttura dell’oggetto, sino ai “calligrammi” dei poeti del nostro secolo; passando peri magnifici esercizi di “micrografia” dei testi sacri che evidenziano, accanto all’intenzione estetica, Timpegno simbolico e sacrale che è spesso alla base di un ritorno alla funzione immediatamente rivelatrice della figura.
Il continuo riemergere di queste istanze, nella complessa storia della scrittura, non fa che confermarne la primaria natura raffigurativa.
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