Scritture Le forme di comunicazione
4 Altre scritture asiatiche
3. Il sistema coreano
La scrittura subita e quella inventata
A partire dall’anno 109 d.C., quando la Cina degli Han conquistò la Corea, la storia della scrittura coreana poteva essere considerata una semplice appendice di quella cinese.
La rivoluzione destinata a cambiare il corso della storia grafica di questo paese, che da allora in poi sarebbe stato sempre più autonomo nel panorama delle culture asiatiche, fu il risultato di una vera e propria invenzione ‘a tavolino’: quella del re Seycong, che tra il 1443 ed il 1446 promosse la creazione e l’uso di un sistema di scrittura (kul) di 28 lettere, finalmente denominato ‘coreano’ (Han); il particolarissimo alfabeto noto appunto col nome di Hankul.
L’alfabeto del re
Le caratteristiche razionali dell’Hankul ne fanno, secondo un commentatore, “il culmine più alto raggiunto da un sistema di scrittura alfabetico ”.
La ‘creazione di Sua Maestà’ (il cui nome originario deriva dal titolo del documento del 1446, traducibile come I suoni corretti per l’istruzione del popolo, col quale essa fu diffusa e spiegata ad opera dello stesso Seycong) è in realtà una sintesi molto efficiente dei sistemi di scrittura allora noti alla corte coreana.
La base articolatoria del sistema si collega infatti alle scritture indiane, mentre la forma delle singole lettere richiama la scrittura mongola e l’idea dei blocchi sillabici evoca il ‘quadrato virtuale’ su cui si basa la morfologia dei caratteri cinesi.
La particolarità di questa scrittura sta nella sua organizzazione in sillabe: analizzando approfonditamente le sillabe presenti nella lingua coreana, si arrivò a individuare una serie di principi razionali che portarono alla costruzione dei singoli caratteri e alle regole grafiche per la loro disposizione.
Queste regole richiedono che i singoli segni si strutturino sempre in blocchi sillabici: le varie combinazioni possibili di vocale e consonante (che in coreano sono più di mille) sono organizzate secondo un numero molto limitato di modelli percettivi, fondati sull’orientamento verticale o orizzontale dei segni vocalici, i quali determinano la posizione (a sinistra, in alto, a destra o in basso) delle consonanti che fanno parte della sillaba.
La struttura in tre parti della sillaba (inizio-culmine-coda) viene così riprodotta graficamente con un sistema di facilissima leggibilità, che consente di combinare i vantaggi di un alfabeto con quelli di un sillabario.
Il ‘potere’ della scrittura
La grande invenzione del re Seycong non teneva però conto dell’inerzia legata alla tradizione, che è parte del potere di ogni scrittura: le intenzioni razionali e anche nazionali possono poco contro la forza della consuetudine e i valori che essa porta con sé.
L’Hankul venne così per molto tempo associato all’idea di una cultura di seconda categoria, mentre depositari della cultura “vera” erano sempre considerati coloro che padroneggiavano il complesso sistema cinese.
La reazione alla lunga e durissima occupazione giapponese (1910-45), che imponeva gli ideogrammi come strumento di controllo politico, ha portato a una decisa rivalutazione della scrittura nazionale: la Repubblica democratica popolare di Corea (al nord) ha già da decenni abbandonato la scrittura cinese, e anche la Repubblica di Corea (al sud) sta sistematicamente sostituendola con l’Hankul.
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