Le collezioni di Palazzo Regio
I marchi di bottega, territoriali, di garanzia
La grande importanza di questa collezione risiede non solo nei caratteri stilistici dei pezzi, che ci informano sulle mode e sul gusto di metà Ottocento, ma soprattutto nella ricchezza e precisione documentaria dei marchi impressi, poiché essi dichiarano l’autore, la provenienza, la bontà del titolo dell’argento, owero quanti millesimi d’argento contiene la lega di cui sono costituiti.
Nel corso dei secoli, in Europa, la produzione e il commercio dell’argento sono stati regolati da precise norme e disposizioni, emanate dalle varie autorità governative, che miravano ad impedire la circolazione di argento la cui bontà non fosse ritenuta legale, evitando frodi allo stato o abusi da parte dei produttori.
In particolare, per quanto riguarda gli oggetti qui in analisi, interessano le norme, i sistemi di punzonatura e le vicende storiche e politiche che hanno interessato gli Stati Sabaudi.
Nel 1803, in base alla legge del 9 novembre 1797 estesa ai territori italiani occupati da Napoleone, la titolazione dell’argento fu unificata, non più misurata in once ma in millesimi. Secondo tale legge ebbero valore legale il I titolo, pari a millesimi 950, e il II titolo, pari a millesimi 800. La legge stabilì inoltre che gli argenti dovevano essere certificati con un sistema di garanzia “tripunzonale” che comprende il marchio territoriale effettuato dagli Uffici di Garanzia territoriali, il bollo del titolo e il punzone dell’argentiere, il quale doveva essere impresso nell’oggetto prima che questo venisse presentato per la certificazione degli altri due marchi.
Nel 1814 quando Vittorio Emanuele I re di Sardegna tornò sul legittimo trono, soppresse gli uffici di garanzia e stabili che gli argenti dovessero essere sottoposti all’assaggio e alla bollatura presso la Regia Zecca. Ripristinò il sistema di misurazione in once, riconoscendo la bontà di 11 denari (916,66 millesimi) per il I titolo e quella di 9 denari (750 millesimi) per il II titolo, ma mantenne il sistema tripunzonale.
Circa 10 anni dopo Carlo Felice promulgò in data 12 luglio 1824 le “Regie Patenti” con le quali approvava il nuovo “regolamento per il marchio dei lavori d’oro e d’argento e per la riscossione dei diritti”, reintroducendo il titolo in millesimi e le due bontà. Istituì inoltre, per l’assaggio e la marchiatura, gli Uffici del Marchio ad Alessandria, Chambery, Cuneo, Genova, Nizza, Novara e Torino, operativi dal luglio 1824. Ogni ufficio aveva un particolare marchio di riconoscimento. Quello di Torino si distingueva per una testa di toro di prospetto, entro una losanga o in profilo libero, in uso dal luglio 1824 al 31 maggio 1873 (figg. 1, 2, 3).
È esattamente questo marchio territoriale che ritroviamo in tutti gli argenti della collezione, tranne in quei pochi esemplari di cui si dirà in seguito. Questo attesta che essi sono stati prodotti nel territorio di competenza giurisdizionale di Torino (fig. 1) o, come nel caso degli argenti importati, marchiati al loro ingresso (fig. 2).
Il bollo di garanzia del titolo per i grossi lavori, che si affiancava a quello territoriale, era costituito: per il I titolo (millesimi 950) da un’aquila coronata con lo stemma dei Savoia nel petto, in uso dal luglio 1824 al 1861 nel Regno di Sardegna e fino al 31 maggio 1873 nel Regno di Italia (figg. 1, 2); per il II titolo (millesimi 800) dalla croce dei Santi Maurizio e Lazzaro sormontata da una corona, in uso dal 15 ottobre 1825 al 1861 nel Regno di Sardegna e fino al 31 maggio 1873 nel Regno di Italia (fig. 3).
Negli oggetti della collezione sono presenti entrambi i marchi, come si vedrà nelle schede a cui si rimanda.
Era in vigore, inoltre, un bollo di garanzia del titolo per i minuti lavori, consistente in una testa di leone di profilo, a destra per il I titolo e a sinistra per il II titolo, in uso dal 10 ottobre 1829 al 31 maggio 1873, impresso dal verificatore dell’Ufficio del marchio di Torino. Tali marchi (figg. 4, 5) si ritrovano in alcuni esemplari del servizio di posate dell’argentiere Pietro Borrani (scheda 9) come nella serie dei cucchiaini da saliera (I titolo) o nei manici del forchettone e del trinciante, delle posate da insalata, delle due palette da pesce, nella coppia di palette traforate da antipasto e nei due colini per il tè (II titolo).
Nella coppia di palette lisce da antipasto vi è il bollo con la testa di leone volta a sinistra (II titolo) con una tacca sul profilo destro ìheindica l’Ufficio del marchio di Genova (fig. 5 bis).
Per completare il sistema tripunzonale deve essere rilevato il punzone dell’argentiere, che di norma doveva essere già impresso nell’oggetto prima della marchiatura di titolo e garanzia territoriale. Come già anticipato esso era determinato dalle iniziali del nome a cui solitamente si univa un simbolo o una figura di riconoscimento.
In questi argenti prodotti a Torino o importati tramite Torino sono stati rilevati i punzoni di bottega di Carlo Balbino (fig. 1), di Pietro Borrani (figg. 5 bis, 6) e di Martial Fray (figg. 2, 3).
Gli argenti della bottega di Martial Fray presentano anche il marchio di esportazione, la testa di profilo di Mercurio volto a sinistra entro un ottagono, impresso in Francia dal 1840 al 1879, in seguito all’ordinanza del 30 dicembre 1839 (fig. 7). Anche su quasi 1 tutti gli argenti marchiati con il punzone P.B. con il pellicano (figg. 5 bis, 6) si rintraccia un marchio analogo (fig. 7). Questo supporterebbe l’ipotesi che le ricerche per la chiara identifica dell’argentiere che si sigla P.B. debbano spostarsi in ambito francese.
Vi sono alcune posate (scheda 7 e scheda 8) che ci conducono ad un altro contesto territoriale, non piemontese. Accanto al punzone dell’argentiere Carlo Varischi (fig. 8) e dell’argentiere dalle iniziali G.B. (fig. 9) troviamo il marchio territoriale del Dipartimento di Milano e il marchio del Il titolo. In base alla legge del 25 dicembre 1810, emanata dal viceré d’Italia Eugenio Napoleone, estesa ai territori del Regno Italico nel 1812 e successivamente rimasta in vigore fino al 81 maggio 1873, gli argenti potevano appartenere a due bontà, I e II titolo, espresse in millesimi. Gli Uffici di Garanzia istituiti avevano il compito di imprimere il bollo di garanzia del titolo e il marchio territoriale del Dipartimento. In questi esemplari troviamo il marchio territoriale di Milano, un aratro con il timone a destra, e il bollo di garanzia del II titolo, il globo terrestre con lo zodiaco circondato dalle sette stelle dell’Orsa minore e il numero 2 (figg. 8, 9).
Per concludere la descrizione sui marchi si presenta la sequenza impressa nella fascia inferiore della saliera (scheda 10) per la quale si propone la seguente lettura: un profilo di mezzaluna; una corona; le cifre 800; unlaquila ad ali spiegate (fig. 10). L’identificazione non è certa.
© Città Metropolitana di Cagliari – Riproduzione vietata