Atti del convegnoLe Genti di Monte Claro • Dal Neolitico al Ventunesimo secolo
Enrico Atzeni
La cultura di Monte Claro nella preistoria cagliaritana
Avviata fin dall’Ottocento ma perseguita sistematicamente nel secolo successivo a partire dal secondo dopoguerra, l’indagine paletnologica restituisce nell’ambito urbano e nel circostante entroterra al centro del Golfo degli Angeli, cospicue e talora fondamentali tracce di vita preistorica: riaffiorano insediamenti in grotta e stazioni all’aperto dislocati sulle bianche eminenze rocciose, sui bordi delle vaste lagune, lungo i sabbiosi cordoni litoranei.
Gli stanziamenti attestano – fin da circa 8.000 anni fa – le forti attrazioni e i condizionamenti di un ecosistema naturale e di un habitat a felice vocazione marinara.
Tra il VI e il I millennio a.C., sull’excursus crono-culturale della civiltà protosarda, essi articolano, lungo la fascia costiera cagliaritana, antiche fasi preistoriche Neolitiche (l’età della pietra levigata e delle prime società agricole) ed Eneolitiche (l’età del Rame o dei primi metalli e delle emergenti ideologie megalitiche ”prenuragiche”), e quindi in successione le tappe protostoriche del Bronzo e del I Ferro (le età della straordinaria fioritura architettonica ”nuragica”).
La restituzione dei primitivi nuclei cagliaritani, precipuamente dediti alla pesca e alle attività marinare, e dei proliferanti villaggi capannicoli dell’hinterland campidanese, offrono all’archeologia basilari fossili guida per lo studio della più antica storia insulare e dei coevi sviluppi della civiltà occidentale mediterranea ed europea.
Particolare e crescente interesse, per la sua stratigrafica interposizione tra le ancestrali fasi dell’età della pietra e i successivi eclatanti momenti del ciclopeismo nuragico, riveste oggi in città e nell’Isola la cultura cosiddetta di Monte Claro.
Tav. A
Schema cronologico generale della preistoria sarda su base radio-carbonica 2 σ cal BC (Tykot 1994; Lugliè 2006)
Neolitico antico | 5800-4800 |
Neolitico medio | 4800-4300 |
Neolitico recente (facies San Ciriaco) | 4300-4000 |
Neolitico finale – protocalcolitíco (Ozieri-SubOzieri) | 4000-3300 |
Eneolitico I (facies Filigosa-Abealzu) | 3300-2700 |
Eneolitico II (Monte Claro > Beaker* A) | 2700-2200 |
Bronzo Antico (Beaker* B – Bonnanaro A) | 2200-1900 |
Bronzo Medio (Bonnanaro B > facies San Cosimo) | 1900-1350 |
Bronzo (facies ceramica “a pettine” – “grigio ardesia”) | 1350-1150 |
Bronzo finale | 1150-850 |
I Ferro | 850-7320 |
II Ferro | 730-580 |
Età arcaica (= sincronia con la cronologia classica) | 580> |
Scoperta inizialmente a Cagliari nel 1905, sull’eponimo colle dell’ospedale psichiatrico provinciale – invero già apparsa alla fine del secolo precedente nelle stratificazioni della Grotta di S. Bartolomeo (tav. 1.III)
– ma poi meglio definita a partire dagli anni ’50 a seguito dei sorprendenti ritrovamenti negli adiacenti quartieri urbani di La Vega e Sa Duchessa, e quindi con le ricerche via via ulteriormente estese alla circostante area metropolitana, l’importante, singolare cultura preistorica di Monte Claro ben s’inquadra ora nelle fasi centrali dell’Eneolitico che il C14 propone tra il 2700 e il 2200 a.C. (tav. 2).
In sintesi, la Cultura di Monte Claro appare oggi diffusa in tutta la Sardegna – e con varianti di facies regionali – a monte della Civiltà Nuragica del Bronzo, con forti concentrazioni nel meridione, specie nella Marmilla e nei Campidani, durante la seconda metà del III millennio a.C.
Ampiamente si documenta: in villaggi a densi agglomerati capannicoli; in luoghi funerari a tombe di svariata tipologia (tav. 7 – 1, 3); in santuari a menhir di tipo ”protoantropomorfo” e con strutture a stretti e allungati vani abitativi su zoccoli lapidei absidati; e presso ciclopiche architetture megalitiche che paiono anticipare, su dominanti eminenze, successive strategie territoriali nuragiche (tav.7 – 2).
È una cultura di marcata caratterizzazione, specie per i peculiari sviluppi di un fiorente artigianato ceramico che nettamente la distingue sulle pur esuberanti sequenze pre-protostoriche indigene, con elementi tecnici ed esornativi di particolare riflesso mediterraneo – orientale (Poliochni, Piano Conte) e occidentale (Fontbouisse, Aosta) – su rotte legate all’espansione della metallurgia.
Forse sul piano di una rinnovata organizzazione industriale, ma certo con sigle di raccordante valore contestuale, i fittili apportano nuove classi vascolari e inediti stili decorativi, con contenitori di grande, medio e piccolo formato, ricchi di giare, situle, olle, fiasche, boccali, piatti, scodelle, ciotole, tripodi etc. dalle tettoniche di tipico profilo specie per gli sviluppati orli a tesa esterna e le larghe anse a nastro, e dalle sintassi ornamentali geometriche “a stralucido” o a marcate scanalature orizzontali e verticali e in spartiti ortogonali (tavv. 5 e 6; fig. 2).
Tra i prodotti dell’industria metallurgica, significativa la presenza di pugnali in rame di morfologico richiamo orientale, foliati e con lungo e stretto codolo a verga ribattuta (fig. 3. A, C).
A Cagliari, in particolare, nei rioni La Vega e Sa Duchessa le emergenze “Monte Claro” denunciano – pur attestate su ancor poche tracce degli affioramenti abitativi – la presenza di un denso insediamento umano, nella delimitazione, in terreni un tempo ricchi di risorgive, di una vasta area cimiteriale al momento compresa tra la Casa dello Studente, la via Basilicata, la via Trentino, documentata dagli sparsi raggruppamenti di sepolcreti a tombe mono e pluricellulari di singolare architettura ipogeica, con profondi pozzi d’accesso centralizzati su rotondeggianti camerette “a forno” (tav.2 1-5).
Le necropoli, di notevole interesse antropologico e paletnologico, restituiscono rituali funerari a inumati in deposizioni primarie singole per lo più rannicchiate sul fianco sinistro o multiple e in raggruppamenti familiari, inusitati su letti a banconi perimetrali di più allargate camere, talora dai battuti pavimentali a denso strato di argilla rossa centralmente contrassegnati da focolari in rotonde e profonde coppelle e da corredi d’accompagnamento funebre ricchi di ceramiche e con oggetti d’ornamento ed elementi metallici (Tav. 3 e 4; Fig. 1 e 4).
Nella zona, che nella bibliografia scientifica è ben documentata, appare prezioso l’areale archeologico non ancor coperto dall’espansione edilizia cittadina, sulle libere adiacenze del poggio di Monte Claro, attorno agli istituti e agli impianti sportivi universitari, sulle pendici del viale S. Vincenzo, del Buon Cammino e del Monte della Pace: chiaramente prospetta alla ricerca interdisciplinare, l’ambito di doverose future indagini.
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