Decorazioni del Palazzo Viceregio di Cagliari – Itinerario di una intenzione
C’è da credere che le resistenze non avessero unicamente un’origine pratica, ma che vi giuocasse un ruolo non secondario un fattore che possiamo definire genericamente estetico: vale a dire una certa idea dell’arte intesa romanticamente e idealisticamente, che si scontrava e veniva messa ormai in secondo piano dal sorgere del nuovo verbo verista. Non bisogna dimenticare al riguardo che Presidente della Commissione era Filippo Vivanet, il quale a più riprese aveva pubblicamente, sulla stampa, preso posizione contro questa nuova arte [8], proponendo un ritorno all’idealismo e alla storia.
Di tono analogo è una nota che appare sul numero del 19 febbraio 1893 di «Vita Sarda», dove «Faust» se la prende con i pittori «che voglionsi chiamare impressionisti e che riassumono tutto il loro disprezzo per l’accuratezza nella gradazione e morbidezza dei colori e nelle sfumature più lievi, che formano la gloria dei nostri sommi con la parola: Anticaglie» [9].
Esistono, dunque, i segni di un interesse per l’arte e per il suo destino che appare allineato alle polemiche in corso in campo nazionale e che a Cagliari riceve stimolo dalla rinascita di una certa attività artistica, che significativamente trova un momento di coagulo in un’ampia rassegna nel 1886 [10]. Nè si deve dimenticare che gli artisti italiani, soprattutto in ambiente romano, erano fortemente impegnati in scelte di poetica tra storicismo e verismo, e che lo stesso Domenico Bruschi, proclamato alla fine vincitore del concorso della Provincia di Cagliari, si dichiarava verista, benché entro una visione di compromesso tra pittura di storia e naturalismo [11].
È verosimile, ancora, che la superiorità tecnica del Bruschi e le protezioni di cui egli godeva venissero valutate non senza contrasti e assorbite lentamente dalla Commissione cagliaritana. Alla fine tutti furono d’accordo nell’affidare all’artista perugino, già sperimentato decoratore al Parlamento, ai Santi Apostoli, a Palazzo Corsini, al Quirinale, il compito di eseguire i lavori previsti dal concorso, concedendogli fondi in aggiunta affinché agli stucchi fossero sostituiti marmi e si raggiungesse pertanto un risultato più sfarzoso, come si addiceva alla più importante delle città sarde [12].
Una volta effettuata la scelta, le polemiche si calmarono e si raggiunse un pieno consenso nel giudicarla la migliore possibile.
Domenico Bruschi poté quindi iniziare i lavori non prima della fine del 1893.
Nella Relazione della Deputazione Provinciale sulla gestione dell’esercizio 1892/93 è riportata la vicenda del concorso; tra l’altro viene precisato che il più giovane dei commissari, Dionigi Scano, redasse una relazione sui progetti presenta ti. Vi si dice che le proposte migliori furono giudicate quelle del Comm. Domenico Bruschi di Roma e quella dei «Signori Corona, Spagnoli e Gentili di Palermo», i quali alla fine vennero esclusi per «la mancanza di unità di concetto tra le varie parti della decorazione e la ornamentazione troppo gaja, punto corrispondente alla serietà del consesso alle cui riunioni è destinata la sala» [13].
Vengono anche esplicitati i temi dei dipinti, proposti dal Vivanet.
Questi, in riferimento al periodo romano, propone il tema della «Disperata difesa degli Iliesi dagli assalti dei soldati romani che li inseguono su per i monti aizzando contro di essi dei mastini»; per il periodo medioevale «Eleonora d’Arborea promulga la sua Carta De Logu»; per gli albori del1’età moderna «Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta in Cagliari e presiede le Corti generali del Regno»; più in qua nella storia, a sottolineare episodi la cui memoria non era ancora spenta, propone la «Difesa degli Antiochesi da un assalto di Barbareschi». L’allegoria del soffitto viene impostata su un soggetto bensì storico (il tentativo d’invasione francese del 1793) ma assolutamente attuale: «La Sardegna che custodisce lo scudo di Savoia». Le piccole ripartiture del soffitto, sempre di carattere allegorico, riguardano la Scienza dell’Amministrazione e la Scienza dell’Ingegneria.
Curiosamente, ma non tanto, la falsariga di massima per la trama ideologica dei dipinti cagliaritani segue, mutando la distribuzione spaziale, quella del salone del Consiglio provinciale di Sassari. Viene cioè rispettato lo schema di riferimento alle grandi epoche dell’umanità, attraverso episodi significativi della storia della Sardegna, mentre viene affidata a un’allegoria risorgimentale la conclusione della volta. A Sassari si sottolinea però il valore storico della Repubblica sassarese, tanto che il pannello che colpisce maggiormente, addirittura soggetto principale del concorso, si impernia come s’è visto, sull’entrata di Giovanni Maria Angioj a Sassari.
Non è il caso, per ora, di esaminare il senso artistico-culturale e, va anche detto, politico di queste tematiche. Va però osservato subito che vi si ritrovano presenti, in modo chiaro, da un lato quella spinta che ispira e coinvolge la cultura isolana più avanzata dell’Ottocento verso una riconsiderazione del valore positivo della civiltà sarda (con la rivendicazione di dignità storica e sociale che essa comporta), e, d’altro canto, un sentimento più «ufficiale» di adesione alla patria italiana e alla istituzione monarchica in particolare.
Intenzioni, queste, come s’è appena accennato, evidenti pure a Sassari, nei dipinti dello Sciuti al Palazzo Provinciale, dove anzi sulla volta del Consiglio, nell’apoteosi conclusiva del ciclo storico, viene rappresentata, con una immaginazione romanticamente enfatica e composita, l’epopea risorgimentale guidata da Casa Savoia che conduce l’Italia e la Sardegna dalle tenebre della barbarie medioevale alla luce dello Stato unitario [14].
Sarà bene, perciò, affrontare in sede diversa questi aspetti, in quanto, riferendosi innanzitutto alle prime grandi commissioni artistiche pubbliche dell’Ottocento in Sardegna, sarebbe utile chiedersi quale peso essi abbiano avuto nella «rinascita» degli interessi nel settore delle arti ne]l’isola, e in quale direzione li abbiamo eventualmente proiettati.
Viene meglio, a questo punto, compiere un esame più accurato sia della personalità di Domenico Bruschi, sia dell’insieme del progetto decorativo e della sua realizzazione nel Palazzo della Provincia di Cagliari.
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