Decorazioni del Palazzo Viceregio di Cagliari – Appendice

 

Allegato A

Relazione della Deputazione provinciale sulla gestione dell’esercizio 1892-93

Seduta del 14 agosto 1893

Relatore Carlo Randaccio

Il concorso per la decorazione della sala delle adunanze del Consiglio venne bandito nel Dicembre con avviso pubblicato nei giornali dell’isola e nei principali del continente e di Sicilia.

La somma fissata era di 26 mila lire ed ai concorrenti era lasciata la scelta dello stile da adottarsi, della distribuzione delle pareti in rilievo, dei materiali da impiegarsi e del genere di pittura. Ogni concorrente dovea presentare all’Amministrazione, non più tardi del 15 Febbraio, il progetto, una relazione esplicativa del modo di esecuzione delle opere, un calcolo estimativo dettagliato ed una regolare obbligazione colla quale impegnavasi di eseguire per proprio conto, per la somma a corpo di 26 mila lire, i lavori progettati, compreso un quadro centrale nella volta su soggetto da scegliersi dall’Amministrazione.

Nelle 26 mila lire non erano però compresi il pavimento, le imposte delle porte e delle finestre che rimangono a carico della Provincia, coll’obbligo però al concorrente di presentare i disegni armonizzanti colla progettata decorazione.

Vennero presentati al concorso 16 progetti che rimasero esposti al pubblico per 10 giorni. Per esaminarli venne nominata apposita Commissione chiamandovi a comporla gli ingegneri architetti Filippo Vivanet, Giorgio Asproni, Carlo Floris Thorel, Enrico Pani, Carlo Stagno, Enrico Melis e Dionigi Scano.

La Commissione tenne moltissime riunioni e nel 6 Aprile presentò la sua relazione, lavoro pregevolissimo dell’Ing. Scano il più giovine dei commissari.

Due progetti vennero giudicati i migliori: quello del Comm. Domenico Bruschi di Roma e l’altro dei signori Corona, Spagnoli e Gentili di Palermo. Ma in questo vennero notate parecchie mende tra cui la mancanza di unità di concetto tra le varie parti della decorazione e la ornamentazione troppo gaja, punto corrispondente alla serietà del Consesso alle cui riunioni è destinata la sala. Venne quindi dalla Commissione prescelto il progetto Bruschi, sia per la maestà e serietà dello stile, sia perché comprendeva quattro grandi quadri storici nelle pareti ed un gran quadro e due piccoli nel soffitto.

Ma il progetto Bruschi portava in stucco gli stipiti delle porte e delle finestre, ed alla Commissione parve fosse più dicevole e più in armonia colla ricchezza dell’ornamentazione di farli eseguire in marmo, e ne fece speciale proposta all’Amministrazione. La Deputazione accolse tutte le proposte della Commissione e conseguentemente deliberò di commettere al Comm. Bruschi la decorazione della sala del Consiglio, ed ordinò che agli stipiti in stucco si sostituissero gli stipiti in marmo, autorizzando la maggiore spesa occorrente da prelevarsi dal fondo di riserva.

Dissi che il progetto del Bruschi, oltre un gran quadro centrale e due piccoli nella volta, comprendeva quattro grandi quadri storici nelle pareti su soggetti da darsi dall’Amministrazione. Eccone ora i temi che la Deputazione gli propose dietro il parere del Prof. Filippo Vivanet.
 

Quadri storici nelle pareti

1° Alfonso il Magnanimo convoca per la prima volta in Cagliari e presiede le Corti generali del Regno;

2° Eleonora d ‘Arborea promulga la sua carta de logu;

3° Disperata difesa degli Iliesi dagli assalti dei soldati romani che li inseguono su per i monti aizzando contro di essi dei mastini;

4° Difesa degli Antiochesi da un assalto di barbareschi.

Quadro centrale del soffitto

La Sardegna che custodisce lo scudo di Savoja.

Piccoli quadri del soffitto

1° Scienza dell’Amministrazione

2° Scienza dell’Ingegneria.

Ora l’opera è in corso di esecuzione; e nella futura sessione il Consiglio siederà in una sala che, senza smodato lusso, sarà corrispondente alla dignità del primo Corpo amministrativo della Provincia.

 

Sessione straordinaria

Seduta del 9 marzo 1899

Relatore M. Cugusi

Onorevoli Colleghi,

La Deputazione vi domanda la ratifica della deliberazione presa nel giorno 23 febbraio u.s., relativa allo stanziamento delle somme occorrenti per l’addobbamento ed arredamento di quella parte di questo palazzo, destinato per alloggio agli Augusti Sovrani e del Loro seguito.

Come è a vostra conoscenza in diverse circostanze i nostri Sovrani espressero il vivo desiderio di visistare la Sardegna e, recentemente, all’illustre Presidente di questo Consiglio, onor. Senatore Parpaglia, il Re ripeteva la promessa.

La vostra Deputazione credette doveroso, appena ebbe notizia dell’onore dal Re fatto al predetto nostro Presidente, di prendere l’iniziativa di un invito formale ai Sovrani, e udita, in seduta del 21 decorso, la conferma della promessa reale, dalla bocca dell’on. Senatore Parpaglia, pregò il Prefetto, intervenuto alla riunione, di far gradire, per mezzo del Presidente del Consiglio e Ministro degli interni, ai Reali, la disponibilità del palazzo provinciale, durante la Loro permanenza in questa città.

E non altrimenti potevasi deliberare, né più gradita dimora i Sovrani avrebbero potuto scegliere di questa, che nella lieta e nella avversa fortuna fu pur dimora dei loro Avi: ed anzi, uniformando la vostra Deputazione le sue deliberazioni al desiderio espresso dal Re, che cioè non si facessero ingenti spese, vi propone l’approvazione dello stanziamento della somma in limiti modesti, senza peraltro tralasciare di farvi rilevare, che essa, pur senza sfarzo e senza lusso, intende preparare i locali con quel decoro, che la fausta circostanza esige.

Nello stanziamento sono peraltro comprese alcune spese che, indipendentemente dall’evento, si erano rese necessarie ed indispensabili, quali quelle per riattamento della facciata del palazzo e dello scalone; e parecchie per riparazione nei locali interni, adibiti per alloggio del Prefetto.

Abbiamo quindi fiducia di non allontanarci dal desiderio espresso dal Re circa la parsimonia da usare, ed in nome della Deputazione vi domando la ratifica della deliberazione presa.

Reputo inutile, conoscendo i vostri sentimenti, di aggiungere parola per ottenere il vostro consenso all’operato della Deputazione; mi piace solo ricordarvi che le due visite in quest’Isola dell’Augusto Avo di Re Umberto, il magnanimo Re Carlo Alberto, negli anni 1829-1841, furono quelle che determinarono quella serie di riforme emanate per la Sardegna, e che tanto ne migliorarono le sorti.

Di queste visite così scrive l’illustre storico Pietro Martini:

«Prima che Carlo Alberto ascendesse al trono avito, visitandola per la prima volta nel 1829, tanta fu la sua amorevolezza, tanto lo studio di conoscere da vicino le cose sarde, tanto il gradimento che presso di lui incontrarono i contrassegni di devozione e di amore con cui tutti i Sardi festeggiarono il suo soggiorno fra di loro, che ardentissimo suscitossi in tutta l’Isola il desiderio di ossequiarne altra volta le auguste sembianze. Tanto più si accrebbe dacché egli si cinse del diadema reale, quanto maggiori beneficii profuse in questa diletta parte degli Stati suoi colle immortali leggi che, avviandola nelle grandi riforme, assicurarono per sempre a tanto Re il glorioso nome di rigeneratore dell’Isola; e quanto più radicossi negli animi il pensiero che si felici cangiamenti nelle sarde sorti frutto fossero in gran parte della profonda cognizione dei bisogni nazionali dal Re acquistata in questa avventurosa sua venuta».

Queste le parole del Martini, che io tolsi da una monografia dal medesimo mandata alla stampa in quell’epoca.

Ci sia lecito sperare che il nostro Sovrano, il Re pietoso, volga anche Egli il suo sguardo alle cose sarde, e che la sua venuta nell’Isola nostra precluda l’era delle riforme effettive, e, come il suo magnanimo avo fu chiamato il rigeneratore dell’Isola, così Carlo Alberto possa chiamarsi da noi e dai nostri posteri il riformatore della Sardegna.

 

 

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