Il Viceré del Bastione
La formazione di un militare.
Allorché ottenne la direzione del governo sardo, il barone di Saint Remy era giunto all’apice della carriera militare. Nelle patenti di nomina a viceré del 20 maggio 1720 egli era ricordato dal sovrano come “generale d’artiglieria nelle nostre armate”, ossia con un grado che lo poneva ai vertici della gerarchia[4]. Ultimogenito di Vittorio Maurizio Pallavicino marchese delle Frabose, Filippo Guglielmo aveva deciso di indossare la divisa, secondo una consolidata tradizione familiare. I Pallavicino di Ceva, che appartenevano alla più antica nobiltà feudale subalpina, erano infatti entrati al servizio dei Savoia fin dal primo Cinquecento, occupando subito importanti cariche a corte e nei ranghi dell’esercito[5].
Vittorio Maurizio Pallavicino era stato governatore di Nizza e Torino, e nel 1673 aveva ottenuto il collare dell’Ordine dell’Annunziata, la più alta onorificenza sabauda. Due suoi figli, Carlo barone di Santo Stefano e Francesco Maria Adalberto si erano distinti in modo particolare: il primo, colonnello dei dragoni, era diventato cavaliere Mauriziano ed era morto combattendo all’assedio di Torino del 1706; il secondo era stato nominato cavaliere dell’Annunziata nel 1696 e poi gran scudiere ducale, e aveva seguito Vittorio Amedeo ll in occasione delliincoronazione a re di Sicilia nel 1713.
Filippo Guglielmo come i fratelli maggiori intraprese il servizio militare ed ebbe subito Fopportunità di mettersi in luce nel corso delle lunghe guerre che tra Sei e Settecento opposero lo stato sabaudo alla Francia di Luigi XIV. Nato all’inizio degli anni sessanta, il Pallavicino era in pratica coetaneo del duca Vittorio Amedeo e faceva parte di quella generazione di giovani nobili, che si erano riconosciuti nella strategia del principe, sostenendone la politica espansionistica e il disegno assolutistico. Colonnello delle guardie ducali, generale di battaglia, maresciallo nel 1708, divenne gran croce dell’Ordine Mauriziano, governatore di Cuneo nel 1712 e di Alessandria nel 1714 e fu mandato a comandare le truppe sabaude in Sicilia, dove cercò di opporsi all’invasione spagnola del 1717[6].
Allorche’ le ostilità cessarono e si poté finalmente procedere allo scambio stabilito dal trattato di Londra, il Pallavicino si trovava a Palermo; da qui raggiunse Cagliari nel luglio 1720, in compagnia di cinque battaglioni di fanteria e di un reggimento di clragoni. Nel mese successivo partecipò alle complesse trattative che accompagnarono il passaggio dei poteri dall’Austria, a cui era stata concessa in un primo tempo l’is0la, ai Savoia. Infine, il 2 settembre il viceré ricevette nella cattedrale della città il giuramento di fedeltà dei rappresentanti degli Stamenti e subito dopo, in nome di Vittorio Amedeo II, giurò a sua volta di osservare gli statuti e i privilegi del Regno.
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