Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO II – ARCHEOLOGIA E STORIA
Giancarlo Sorgia: Le vicende moderne
Una pagina certamente interessante per la storia isolana del Cinquecento e del Seicento è costituita dall’attività dei Parlamenti del regno, cioè delle riunioni, in genere convocate ogni dieci anni, per fissare i tributi da versare al sovrano e per consentire l’esposizione delle richieste dei sudditi attraverso l’intervento delle componenti nobiliari, ecclesiastica e della borghesia cittadina. E fu proprio nel corso di tali riunioni che emerse spesso la questione riguardante l’esigenza dei Sardi di essere considerati alla pari dei sudditi degli altri regno della Corona, la richiesta perché fossero riservati agli isolani gli uffici pubblici di nomina regia, le istanze intese ad ottenere la riduzione del numero dei funzionari dell’Inquisizione,e ancora le pressioni per il rilancio e il potenziamento dell’agricoltura e la domanda per l’istituzione delle Università di Cagliari e di Sassari.
A queste e ad altre richieste non sempre si rispose in modo positivo e se l’istituzione delle Università poté avvenire tra la fine del Cinquecento ed i primi del Seicento, non fu mai risolto il problema degli abusi dell’Inquisizione e quello, assai più sentito, dell’affidamento ai Sardi delle più importanti cariche pubbliche.
Una interessante innovazione fu invece adottata da Filippo II per favorire l’attività della giustizia che veniva spesso indicata come particolarmente carente: fu istituito, tra il 1562 e il 1564, il Tribunale della Reale Udienza. Si trattava di una specie di Corte d’appello in grado di funzionare in modo autonomo e corretto, affidata a magistrati dalla solida preparazione giuridica.
Le attribuzioni della Reale Udienza furono molteplici; essa infatti non solo aveva la competenza di giudicare in seconda istanza le cause civili e criminali, ma anche quella di occuparsi di liti di natura fiscale e dei processi relativi alla disciplina militare. In sede amministrativa, poi, lo stesso tribunale aveva il compito di autorizzare la registrazione delle leggi e di altri provvedimenti importanti, mentre soltanto in tre occasioni l’alto consesso fu chiamato ad assumere le speciali prerogative di governo previste in assenza del viceré: la prima, nel 1668, dopo l’assassinio del viceré Camarassa, la seconda tra il 1690 e il 1695 e, infine, in periodo sabaudo dall’aprile al settembre del 1794.
La fine del secolo XVII fu apportatrice di altre durissime prove per l’Isola e per le sue popolazioni. La lotta per la successione al trono di Spagna provocò infatti nuove guerre e crisi conseguenti. Morto senza figli Carlo II di Spagna, si scatenò un acceso contrasto tra due suoi nipoti: Filippo, sostenuto dal re di Francia Luigi XIV, e Carlo d’Austria, appoggiato dall’imperatore, mentre gli altri Stati d’Europa assumevano posizioni differenti dettate anch’esse da evidenti interessi politici.
Per i primi quattro anni di quella che è stata chiamata guerra di successione spagnola i Sardi non furono coinvolti direttamente, poi il conflitto si avvicinò pericolosamente. Nel 1708 una flotta anglo-olandese comandata dall’ammiraglio Leake bombardò Cagliari; più tardi ebbe luogo lo sbarco della truppa e nel giro di breve tempo l’Isola fu occupata militarmente e dichiarata territorio sotto il dominio di Carlo d’Austria.
A Madrid, dove non si era accettato passivamente quell’avvenimento, trovarono di vivo interesse alcuni progetti di rivincita, e dopo diversi tentativi andati a vuoto, si giunse alla spedizione del 1717 per la riconquista della Sardegna ideata dal consigliere del re di Spagna, il cardinale Giulio Alberoni.
All’alba del 22 agosto di quello stesso anno le fanterie spagnole presero terra indisturbate nella spiaggia di Quartu, a pochi chilometri da Cagliari, mentre le artiglierie navali concentravano il fuoco contro le batterie della darsena allo scopo di facilitare lo sbarco di altre truppe e di mezzi pesanti proprio nelle vicinanze della città. Dopo un primo successo ne seguirono altri, e alla fine di ottobre tutta la Sardegna era di nuovo spagnola.
La reazione delle potenze europee fu durissima, per cui il re di Spagna fu costretto ad adeguarsi alle decisioni del Trattato di Londra secondo il quale egli avrebbe dovuto rinunciare definitivamente alla Sardegna che passava ad Amedeo di Savoia.
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