Domenica 23 ottobre alle 19.30, nel Teatro del Parco Provinciale di Monte Claro, la Provincia di Cagliari presenta il saggio finale del Corso Triennale di Recitazione (2008/2011) diretto da Fausto Siddi. L’attività, promossa dalla Biblioteca Provinciale, consiste nella rappresentazione dello spettacolo “Rosita o il linguaggio dei fiori” tratto dall’opera quasi omonima di Federico García Lorca, interpretato dagli allievi Andrea Atzori, Barbara Bellu, Sharon Caboni, Renato Piras. Francesco Pisu, Ivo Randaccio, Francesca Saba, Maria Antonia Sedda, Valentina Sulas, diretti da Fausto Siddi che ha pure curato l’adattamento del testo e la regia. L’ingresso è gratuito.
Lo spettacolo è l’atto finale di un percorso di studio di 500 ore sulla recitazione, iniziato nell’ottobre del 2008 con 34 allievi e conclusosi a giugno di quest’anno. Il corso – diretto da Fausto Siddi per RiverrunTeatro, con la preziosa collaborazione di Roberta Locci per le lezioni di Teatro Corporeo, di Alessandro Pani per la costruzione di sketch comici, di Alessandra Leo per gli insegnamenti sull’uso della voce, di Luciano Marongiu per l’introduzione alla corretta pronuncia e dizione della lingua italiana – si è concentrato soprattutto (ma non solo) sull’arte della recitazione e sull’apprendimento di un metodo che permettesse ad ogni allievo di saper curare autonomamente la propria interpretazione sia in teatro che nel cinema. Il saggio è una dimostrazione del lavoro svolto in questi tre anni.
“Rosita o il linguaggio dei fiori” è stato scritto da Lorca nel ’35, soltanto un anno prima che in Spagna scoppiasse la guerra civile e il poeta trovasse la morte per mano assassina della parte falangista. Si avverte in un tutto il dramma (in tre atti) uno spirito triste, da fine sogno, di occasioni mancate, di una felicità che poteva essere e non è stata. Racconta di un mondo bloccato, impaurito, incapace di slanci, di scelte difficili, che impedisce (tra l’altro senza volerlo veramente) l’amore tra due giovinetti innamorati. La trama è semplice: Rosita è fidanzata col cugino. Il cugino però deve tornare in Argentina per ordine del padre. Il cugino che non ha il coraggio di sposare e portare con se Rosita a casa del padre, chiede consiglio alla zia (tutrice di Rosita che inizialmente ha benedetto il fidanzamento), la quale gli intima di partire. Rosita attende il ritorno del suo amato per quindici anni (secondo atto) e poi per altri dieci anni (terzo e ultimo atto) quando ormai capisce che la sua vita è finita. Non è difficile trovare in questa bellissima opera di Lorca molte similitudini col presente che viviamo.
Teatro del Parco Provinciale di Monte Claro