Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO I – GEOGRAFIA E TERRITORIO
Angela Terrosu Assole: Geologia della Sardegna meridionale
Procedendo secondo l’ordine cronologico con cui questa saldatura è avvenuta, sono da segnalare gli apporti che le aree più basse e i fondali marini maggiormente prossimi alle coste hanno ricevuto dall’opera di distruzione cui vanno continuamente soggetti tutti i territori non appena raggiungono un livello superiore a quello del mare. Si tratta di un’opera che si intensifica con l’aumentare delle altitudini e che in Sardegna finora ha portato almeno al dimezzarsi delle altezze originarie.
Le cause di questo comportamento vanno viste soprattutto nell’azione di taluni agenti esterni. Il vento, ad esempio, allorché si abbatte con violenza sui rilievi che si inframmettono sul suo cammino, li abrade. E ciò significa che ogni volta li priva di qualche particella. Risultati simili vengono provocati dal giornaliero alternarsi dei valori termici. Le più elevate temperature diurne provocano infatti una dilatazione negli strati rocciosi più superficiali mentre le basse temperature notturne causano, negli stessi strati, una contrazione. Ne conseguono continui movimenti contrapposti i quali, a lungo andare, determinano accentuati sfiorimenti e quindi distacchi di frammenti anche abbastanza grossi.
La caduta dei frammenti e delle particelle non si conclude però in corrispondenza del solo pedemonte dei rilievi. La maggior parte di essi viene infatti inglobata dalle acque dei fiumi, dai medesimi viene trasportata e poi via via depositata allorché, per il diminuire delle pendenze, la velocità delle acque si fa più lenta. Ne derivano depositi di tipo selezionato ai quali si devono la presenza di grossi ciottoli nei tratti più alti delle valli fluviali e la presenza di accumuli sabbiosi nei tratti più bassi. Accumuli che possono stabilirsi anche negli ambienti marini sufficientemente vicini alle coste per le immissioni di materiali solidi che vi avvengono tramite le foci fluviali.
Al contributo sostanziale che l’opera di saldatura andava cosi maturando per l’ampliarsi delle piatte aree alluvionali periferiche e, soprattutto, per il ridursi delle profondità dei mari interni, si sono aggiunti, nel Mesozoico, taluni territori calcarei formatisi in seguito a una invasione marina che, avvenuta conseguentemente a un parziale sprofondamento di terre già emerse, ha portato alla sommersione dei tratti più estremi dei settori orientale e sud-occidentale. Quando ulteriori eventi portarono al riemergere degli stessi territori ciò che riapparve aveva dimensioni maggiori. Di queste ultime manifestazioni, nell’area della provincia di Cagliari rimane purtroppo assai poco: qualche spuntone isolato nel Salto di Quirra e la piccola penisola compresa tra Porto Botte e Porto Pino che si protende dal Sulcis verso il Golfo di Palmas.
Ad operare la riduzione è stato, oltre al solito smantellamento causato dagli agenti esterni, il così detto “fenomeno carsico”. È stata, cioè, la proprietà dei calcari di rispondere con il passaggio dallo stato solido allo stato liquido, al suo combinarsi con acqua e con qualche acido (ad esempio, con l’anidride carbonica che, come è noto, è sempre presente nell’atmosfera). Conseguentemente alla suddetta proprietà le parti interne delle masse calcaree più antiche si presentano ricche di anfratti, di grotte, di gallerie, di cunicoli prodotti dal lento procedere delle acque piovane che, assieme all’aria, vi penetrano attraverso le tante fessure esistenti nei loro strati superficiali.
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