Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO II – ARCHEOLOGIA E STORIA
Maria Antonietta Pilia: Preistoria e protostoria
Già la diffusione e l’organizzazione dei nuraghi ci aveva dimostrato come ci si trovasse di fronte ad un popolo guerriero preoccupato costantemente della difesa dei propri beni, delle proprie terre e dei propri pascoli. -“La storia insegna – ha scritto Giovanni Lilliu – che i grandi popoli guerrieri furono schiatte di pastori” – E pastori prevalentemente furono i nuragici, organizzati in una società patriarcale con un forte senso del “clan”, come ci dimostrano i villaggi, le cui capanne sono disposte a piccoli gruppi, isolati l’uno dall’altro, secondo una logica individualistica e di gruppo familiare.
Sono sempre i villaggi, insieme ai luoghi di sepoltura e di culto, che ci hanno restituito i corredi ceramici più importanti: dalle forme iniziali lisce e inornate della prima e della seconda fase nuragica, quelle contraddistinte dalla cultura di Bonnanaro, si arriva ad una riscoperta dei valori decorativi anche se sempre e strettamente astratti e geometrici, secondo uno stile rigorosamente unitario. Le ceramiche possono avere sagome tradizionali attinenti al mondo del lavoro, in particolare alla lavorazione del latte e del formaggio (olle globulari, coppe, boccali, ciotole emisferiche, vasi bollitoio, scodelle, scrematoi), oppure forme nuove (anfore a becco, vasi a cestello).
I luoghi di sepoltura delle genti nuragiche, chiamati “Tombe dei Giganti”, sono di tipo monumentale, destinati ad inumazioni collettive. Sono costituiti da un lungo corridoio che nei primi tempi è formato da lastroni ortostatici, poi da pietre disposte a filari (come nei nuraghi), che
termina sul fondo con un’abside. L’ingresso, nel tipo a lastroni, si apre alla base di un’alta stele centinata; sulla facciata si diparte un’esedra in muratura (Tomba dei giganti di Goronna-Paulilatino, che poteva contenere più di duecento corpi, Is Concas – Quartucciu, Motroxu ‘e Bois-Usellus,
Domu s’Orcu-Siddi, S’Omu ‘e Nannis – Esterzili, Isàrus -Gonnesa, Oragiàna Cùglieri, Bruncu Espis – Arbus). Questi monumenti rappresentano una testimonianza affascinante delle concezioni della vita d’oltretomba di queste popolazioni, in primo luogo nel nome, tomba dei giganti: nome popolare come le leggende e le credenze fiorite intorno ad essa, che ci riconducono forse al periodo dei miti sorti intorno ad antenati amati ed eroizzati, divenuti nella mentalità popolare individui giganteschi, oltre che per le qualità di valore e di eroismo, anche per la statura e per le doti fisiche; in secondo luogo nella pianta, il cui schema generale (corridoio più semicerchio antistante) rappresenterebbe quello di una testa taurina, simbolo della divinità.
Le tombe dei giganti sarebbero quindi anche luogo di culto e di preghiera, come ci testimoniano anche i numerosi bêtíli posti di fronte e di fianco ai sepolcri.
I betili, pietre a forma conica o troncoconica scolpite con finezza nella roccia, segnalano e custodiscono il sepolcro; simboli religiosi oltre che funerari, poiché simboleggiano la coppia divina nelle loro due fondamentali forme: quella conica, fallica, maschile, il Dio Toro, e quella troncoconica, mammellata, femminile, la Dea Madre (Betili di Tamuli, Cuglieri, Silanus, Goronna).
Infatti è sempre la sacra coppia il fulcro anche della religione nuragica, venerata in quest’epoca in santuari dedicati alle acque che rappresentano l’elemento tramite il quale le divinità si manifestano e danno salute.
Culto delle acque, quindi, praticato in santuari chiamati “Templi a pozzo” (ne abbiamo circa una trentina), costituiti da un vestibolo e da una scala che scende in una camera a tholos, all’interno della quale sgorga la sorgente. Questi “pozzi sacri” sono spesso dei gioielli architettonici decorati ed arricchiti da motivi religiosi ispirati al culto della Dea Madre e del Dio Toro (Sant’Anastàsia-Sàrdara, Cuccuru Nuraxi-Settimo San Pietro, Funtana Coberta-Ballào, Santa Vittoria-Serri).
In Sardegna sono stati trovati anche alcuni “tempietti a mègaron”, cioè edifici di pianta rettangolare racchiusi da un recinto ellittico, probabilmente di origine micenea, come la tholos nuragica (Domu de Orxia, in località Cuccureddì – Esterzili, che è il tempio più monumentale, e Serra Orrios – Dorgàli).
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