Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà 

 

CAPITOLO II – ARCHEOLOGIA E STORIA

 
Maria Antonietta Pilia

Preistoria e protostoria

 
Paleolitico e Neolitico in Sardegna

Sino a poco tempo fa si riteneva che la Sardegna fosse stata abitata solo a cominciare del Neolitico Antico (VI-V millenio av. Cristo). Con la scoperta di materiali litici risalenti tipologicamente addirittura alla prima “età della pietra scheggiata” (il Paleolitico Inferiore) in una regione del Nord dell’Isola, l’Anglona, lungo le rive del rio Altana di Pèrfugas, si restituisce alla Sardegna il posto che le compete in relazione all’antichità di popolamento tra le altre terre del Mediterraneo.

Ma è soprattutto a cominciare dal Neolitico che iniziano a manifestarsi nettamente i primi caratteri della civiltà sarda e si vanno delineando le prime differenziazioni tra zona e zona.

In Sardegna il Neolitico nella sua prima fase, il Neolitico Antico, non si differenzia da quello riconosciuto negli insediamenti della penisola italiana e delle altre isole del Mediterraneo occidentale; gli uomini che popolarono questi insediamenti giunsero dall’Oriente dove per prima si sviluppò la cultura neolitica, con tutte le sue trasformazioni economiche e tecniche, sociali e religiose. Questi colonizzatori arrivarono anche in Sardegna, spinti dalla sete di nuove terre e di nuove risorse, portando in cambio preziosi elementi delle nuove conquiste della civiltà agricola che influenzarono soprattutto l’Età del Rame.

Come giunsero in Sardegna? Fonti autorevoli affermano che con forti probabilità vi arrivarono usando come basi di appoggio le isole attraverso il “ponte” della Corsica e dell’Arcipelago toscano; il fatto è che rapidamente s’insediarono in tutta l’iso1a: nel Sassarese, nel Nuorese, nel Cagliaritano (grotte e ripari nella zona di Sant’Elia), nel Sulcis-Iglesiente (grotte di s’Aqua gelara di Buggerru, grotte del Monte Casula di Monteponi e soprattutto il Ricovero sotto roccia di Su Carroppu di Sirri presso Carbonia, che ci ha restituito uno dei quadri culturali più interessanti). In questa prima fase le ceramiche sono decorate con le prime forme di decorazioni neolitiche: quelle ottenute mediante l°impressione a crudo sulla pasta ceramica dei bordi dentellati delle conchiglie marine (cardium); questa ceramica, detta cardiale, non è la sola: vi è anche quella detta a stuoia poiche riproduce gli intrecci delle fibre vegetali delle stuoie dove i vasi erano posti ad asciugare.

L’industria litica di questo periodo è costituita da strumenti in selce, quarzite ed ossidiana proveniente dal ricchissimo giacimento del monte Arci. Gli uomini del Neolitico sardo appresero ben presto la tecnica dello sfruttamento di questa roccia vulcanica. Il prodotto costituì sin da allora un richiamo irresistibile per i popoli del Mediterraneo (si tratta del giacimento posto più ad Ovest in questo bacino) ed una preziosa fonte di commercio e di scambio per le popolazioni locali.

Nel Neolitico medio (prima metà del IV millennio) gli insediamenti umani proliferano in diverse località: nel Sassarese (Grotta di Sa Ucca de su Tintirriòlu presso Bonu Ighinu di Mara, che ci ha restituito i reperti archeologici più significativi del periodo); nel Nuorese; nell’Oristanese; nel Cagliaritano (Grotta del Bagno Penale di Cagliari) e nel Sulcis-Iglesiente (Grotta di Corongiu Acca presso Villamassargia).

Il gusto artistico si va affinando; le forme ceramiche acquistano plasticità ed eleganza, le decorazioni si fanno più varie. Infatti oltre le impressioni ed i graffiti abbiamo i piccoli manici plasmati in forme di teste di animali, bitorzoli in rilievo e stilizzazioni di visi umani.

La vita e l’economia mutano lentamente: dapprima si abita in grotte e ci si ciba dei prodotti della caccia (cervi, cinghiali, piccoli roditori) e della pesca. Poi cominciano a comparire i primi villaggi, segni evidenti di un’economia sempre più di tipo stanziale, basata in gran parte sull’allevamento e

sull’agricoltura. Siamo già alla fine del IV millennio, alle soglie dell’ultima fase del Neolitico e della prima Età dei Metalli, che si manifestano in Sardegna soprattutto con la cultura detta di San Michele di Ozieri, dal nome della grotta che ci ha fornito i documenti archeologici più importanti.

 

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