Provincia di Cagliari: Ambiente & Civiltà – CAPITOLO III – CULTURA E ARTE
Giulio Paulis: Storia linguistica dell’area campidanese
Punico e greco antico
La dominazione punica, durata vari secoli e preceduta dall’attività commerciale e coloniale fenicia, non ha lasciato tracce apprezzabili sul piano linguistico; gli appellativi di origine semitica conservati nel lessico campidanese sono pochissimi: tsíppiri ‘rosmarino’, tsikirría ‘aneto’, míttsa ‘polla d’acqua’, tanto per limitarci ai casi più sicuri. Tuttavia, la cultura punica dovette radicarsi in varie aree della Sardegna meridionale, dove sopravvisse ancora in epoca imperiale romana, come testimoniano alcuni documenti epigrafici; inoltre, si formò una popolazione mista sardo-punica, cui appartenevano anche i capi della resistenza sarda alla conquista romana, Amsicora e Iosto, i cui nomi punici significano rispettivamente “ancella dell’ospite” e “amico di Astarte”.
In questi ultimi anni, la ricerca archeologica ha evidenziato nella Sardegna meridionale la presenza di numerosi reperti ceramici micenei (1200 a.C. ca) e greco-ionici (soprattutto del VI secolo a.C.), che hanno fatto ipotizzare l’esistenza di un commercio diretto esercitato da genti greche in Sardegna. Se questi ritrovamenti giustificano il formarsi nel mondo greco delle tradizioni leggendarie e delle notizie storiche connesse alla nostra isola, essi tuttavia non sembrano ancora sufficienti per poterci autorizzare a parlare di colonizzazione greca tout court. Ad ogni modo, non esistono riflessi linguistici di queste vicende storico-culturali, ad eccezione, forse, del nome campidanese della “brocca, anfora di terra cotta”, máriga, che potrebbe essere un adattamento della parola greca máris ‘unità di misura per liquidi’.
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