Decorazioni del Palazzo Viceregio di Cagliari – Appendice
Il prof. Levi espone uno dei progetti che già avea presentato nel precedente concorso e che ottenne unanimi le lodi della Commissione.
Enumerarne quindi i molti pregi ed esaminare i motivi decorativi che in esso si svolgono sarebbe ripetere cose già dette. Fra le varie modificazioni portate, il Giuri avrebbe visto volentieri cambiata l’intonazione alquanto funebre dei sovraornati delle porte ed evitato lo sminuzzamento delle pareti; ma sono piccoli nei che non alterano gran che la bellezza della composizione, maestrevolmente disegnata, e se essa non è stata presa in maggior riguardo, è perché nel secondo concorso il campo fu più vasto ed i pregi che si riscontrano in una decorazione hanno sempre un valore relativo ai meriti degli altri progetti.
Ristretto in tal modo il campo a cinque soli concorrenti, si rinnovarono per ciascuno di essi gli esami e le discussioni e non fu lieve il compito, giacché il Giuri si vedeva oramai innanzi lavori degni, nessun eccettuato, di lungo studio e di grandi pregi.
Inoltre la Commissione in queste cinque opere, come nelle altre dianzi esaminate, avea lo sgradito obbligo di ricercare le mancanze ed i difetti ed ê per questo che la presente relazione può sembrare severa verso artisti tanto stimati, che trattarono con amore e cura il tema proposto.
Comunque sia, se non è lecito tacere o mitigare le scarse censure, queste, trattandosi di scegliere un solo artista, non hanno un valore assoluto e si riferiscono piuttosto a condizioni speciali, dipendenti da un esame di confronto.
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Grandiosa nel suo aspetto generale la decorazione immaginata dai signori Alberti e di Stefani di Venezia.
Essa presenta il puro carattere dei bei tempi dell’arte cinquecentista, mostra un fare largo, degno di chi con pari valentia tratta la matita ed il pennello, si inspira ad elevati sentimenti artistici e nell’assieme si osserva quell’intonazione calma, che invita ad ammirare e contemplar tutto.
Nel soffitto, imponente per grandiosità di concetto e per forti effetti di tinte, si svolgono in modo simpatico motivi pittorici, con gruppi e simboli alternati a figure di sommi, come Raffaello, Michelangelo, Dante, ecc. la perfetta esecuzione delle quali sarebbe garantita, oltre che dalla maestria con cui furono abbozzate nel progetto, dalla valentia incontrastata degli autori che in molti lavori, specialmente nelle pitture dell’ossario di San Martino diedero prova, per comune giudizio,
di forte valore artistico.
La cornice in stucco rincorre sovra un fregio vagamente dipinto, mentre finte lesene di grazia Raffaellesca dividono le pareti in grandi scomparti, dipinti in rosso antico.
I sovraornati delle luci sono di una bellezza meravigliosa e benché in essi le linee, leggermente sinuose, risentano della prima maniera del seicento, in cui l’ornato aspira a nuove forme, diventando più contorto, pure niente perdono di quella sobria eleganza e nobiltà proprie delle forme classiche del rinascimento.
Gli autori diedero una eccessiva prevalenza alle pitture sulle parti in rilievo e ad esecuzione finita ciò può diminuire gli effetti della composizione, mancando ogni movimento nelle masse, quei contrasti di luce e ombra che imprimono vita e fanno risaltare le bellezze della decorazione.
Oltre a ciò poco armonizzante colla ricchezza di tinte e figure riesce la semplicità delle pareti, nè il fregio e le finte lesene, sostenenti una cornice ricca di rilievi, riescono in tutto a soddisfare; nè finalmente gli stipiti in legno delle porte s’accordano pienamente coi sovraornati in stucco.
Ad ogni modo malgrado questi, che alla Commissione parvero difetti, e non ostante che il bozzetto pecchi per mancanza d’originalità, è un lavoro che s’impone e che ridonda a decoro ed onore della Scuola Veneziana.
Nella decorazione del Mariani spira un’aura di schietta modernità. Accettando quel rinnovamento artistico, manifestatosi nel nostro paese, da che esso risorse a nazione, la sua decorazione si distacca dal convenzionalismo e dalle formule empiriche del classicismo, non più rispondente interamente alle aspirazioni, ai bisogni del nostro tempo, tanto diversi da quei dei secoli andati.
Del resto sui criteri che informano l’eccellente lavoro del Mariani, sarebbe inutile fermarsi, perché furono espressi dall’autore nella sua relazione con finezza di critica e calore d’artista.
Di squisita fattura la cornice ed il fregio in cui una felice disposizione di puttini imprime alla decorazione dell’aula una grandiosità che corrisponde a quella delle porte, se non alla semplicità delle pareti, improntate a finto arazzo.
Il fregio curvo ancor esso è riccamente decorato con stucchi come il soffitto piano, forse troppo trito e pesante per l’altezza della sala.
Le sagome e gli ornati sono accuratamente studiati e maestrevolmente disegnati; le diverse parti decorative più dispaiate, nel complesso armonizzano stupendamente, ricavando un insieme elegante ma non troppo grandioso da potersi apprezzare come decorazione di una sala di carattere pubblico.
Alla pittura l’autore concedette solo il medaglione centrale, cadendo nell’inconveniente opposto a quello, lamentato pel precedente bozzetto.
Il lavoro di Mantegazza è di tutt’altra natura; entra nella grande famiglia delle decorazioni classiche delle migliori sale del 500, in cui la grandiosità è ottenuta con le vecchie forme, opportunamente combinate; se non che le decorazioni delle porte e finestre, vagamente eseguite in legno e che formano parte integrante delle ornamentazioni e non delle chiusure, non sono dall’autore comprese nell’importo totale, interpretando troppo largamente il disposto del Programma che mette a carico dell’Amministrazione Provinciale le serraglie di porte e finestre.
Tuttavia queste considerazioni d’indole economica non tolgono che questa composizione riesca una delle più simpatiche e gradite.
L’eleganza squisita della decorazione raggiunge addirittura l’apice nel progetto N. 14 ideato dagli artisti Spagnuoli, Gentili e Corona, di cui non si sa se ammirar maggiormente la bellezza e sontuosità decorativa, oppure la magistrale esecuzione dei disegni.
Le linee della cornice, di una grazia maravigliosa, sono logicamente legate cogli stipiti e sovraquadri delle porte per mezzo di leggere cariatidi, senza che di tale unione si scorga artificiosità.
La decorazione in rilievo può dirsi inspirata al rinascimento francese, la cui caratteristica speciale, in confronto del rinascimento italiano, è la grande libertà, con cui viene trattato, così da esser lecito innestarvi talvolta dei barocchismi come targhe, cartoni, cariatidi, ecc. stile che se talvolta trascende
nel pesante per l’abbondanza degli ornati, sobriamente trattato genera, come nel progetto di cui è questione, decorazioni di vivacità signorile e di proporzioni elegantissime.
Gli spazi fra i vani, decorati a figure e fiorami, rompono la sobria eleganza delle parti in rilievo, alterandone gli effetti estetici. Così pure, mentre nel fregio curvo le decorazioni pittoriche, imitanti lo stucco, s’adattano mirabilmente colla parte architettonica per unità di concetto e grandiosità di linee, le pitture del soffitto, con intonazione chiara formano un tutto a sé, gentile ed aggraziato se vuolsi, ma slegato artisticamente col rimanente.
La composizione presenta due impronte differenti, corrispondenti alla decorazione in rilievo ed a quella pittorica; la prima la si vede sviluppare senza frastagliature, ben bilanciata nelle varie parti – specialmente nell’unione delle decorazioni parietali colla ricca cornice – molto studiata nel concetto; la seconda, più capricciosa, imprime all’aula un aspetto di gioconda festosità, che però non armonizza colle linee architettoniche a danno del complesso delle ornamentazioni.
Manca quel nesso dipendente da un unico concetto, da una sola mente, che stabilisce quella euritmica correlazione che deve sussistere fra i rilievi ed i dipinti.
Le ornamentazioni delle porte e finestre sono gioielli di grazia per la delicatezza delle tinte ed una ben intesa disposizione di sagome, trecce ed ornati, se non che nelle porte il lasciar la parte superiore fissa, quando esse sieno aperte, potrebbe riuscire d ‘effetto non gradevole.
Ai tanti pregi estetici unisce inoltre una inappuntabilità e maestria eccezionale nella esecuzione dei disegni che riscossero le lodi e le approvazioni di chi ebbe campo di visitare questa gara artistica.
Queste lodi e quest’ammirazione si rivolsero ancora ad un altro progetto, che una grandiosità di concetto e di linee, unisce il pregio dell’originalità, il merito di una decorazione in tutto e per tutto prodotta dalla fervida fantasia e buon gusto di un artista, che nel campo della pittura miete allori non contrastati.
Il Bruschi appartiene a quell’illustre schiera di affrescanti che iniziata col Solario, continua gloriosamente col Carenzi, collo Sciuti e col Maccari e artisti che segnano oggi una pagina gloriosa nella storia dell’affresco e che acquistarono nell’arte un alto posto d’onore.
E la composizione da lui ideata per la sala del Consiglio provinciale non smenti la sua fama. Troppo lungo sarebbe il descrivere i vari dettagli decoranti le diverse parti: cornici, patere, gruppi di donne, di rostri di navi, insegne, legano coi loro risalti le decorazioni pittoriche più modernamente sentite,
spartendo i piani con grazia e finitezza d’arte davvero squisite.
Il merito principale del progetto sta nel perfetto organismo della decorazione, nella unità di concetto artistico, piuttosto imponente e grandioso, con abbondanza di figure in rilievo, in cui ogni ombra di monotonia scompare mediante accorti legamenti, che danno slancio e grazia somma a tutta quanta la decorazione.
Abbondanti e ricche le ornamentazioni in rilievo, alcune delle quali, come nei gruppi d’angoli, hanno dello statuario; alla pittura poi è lasciato vasto campo, giacché, oltre i tre reparti del soffitto, quattro sono i quadri che il Bruschi si propone d’eseguire, tutti di proporzioni tutt’altro che piccole.
Sopra questi quadri niente ancora può dirsi, benché la Commissione su essi quasi faccia l’assegnamento più grande, e non a torto, considerata la valentia del pittore. È specialmente nel
soffitto che il Bruschi seppe trasfondere tutta la sua arte, studiando d ‘ottenere un complesso di forme, che colla varietà e colla ricchezza della decorazione allietasse l’occhio e rendesse piacevole l’esame dei particolari si come quello di assieme.
Per evitare nel soffitto piano un fregio monotono sovra quello curvo, con felice idea il Bruschi stabili ai lati del quadro centrale due altri spazi elittici, rendendo meno gravi le masse ornative di scomparto.
Anche la pittura decorativa esce dall’ordinario: non il solito giuoco di fogliami, festoni alternantisi con tutti gli affastellamenti e combinazioni ornamentali, ma con arte figurativa, lotte di mostri, Venere nascente dalla spuma del mare, ecc., unendo in un accordo spesso bislacco, ma sempre intimo, le più disparate concezioni, creando un insieme di cose che allieta i sensi e stupisce.
Anche questo progetto non è scevro di mende, come l’aver sovrabbondato in ornati d’indole guerresca e nel sovracaricare le porte in puttini, cornice, busti, ecc., ma sono difetti non inerenti all’organismo della decorazione e che possono essere eliminati mercé acconcie variazioni.
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