Atti del convegno Le Genti di Monte Claro • Dal Neolitico al Ventunesimo secolo

 
 
Adriana Gallistru

Monteclaro e i suoi abitanti dal Cinquecento all’Ottocento

 

Individuazione dei proprietari dei terreni posti in Santa Maria Chiara nel secolo XVIII

 

L’unico punto sicuro per ricostruire i vari pezzi del puzzle delle proprietà di questa zona è il castello di San Michele, elemento imprescindibile nello skyline della città perché visibile da ogni direzione. Altro punto a cui agganciare questa ricostruzione è la vigna dei Gesuiti[21] passata a Giovanni Maria Angioy, giudice della Reale Udienza e nominato nel 1796 alternos del viceré[22].
Il disposto della carta reale del 20 ottobre 1786 e successivo biglietto del 14 agosto 1787 aveva infatti “ordinato il generale distratto dei beni ed effetti spettanti ed appartenenti al vacante patrimonio della soppressa Compagnia di Gesù in questo regno”[23] affidandone l’esecuzione alla Regia Delegazione, che pubblicizzo la vendita della vigna arrivando all’asta del 1788. ll prezzo offerto e accettato in mancanza di altre proposte più alte fu di lire 20000[24]. L’appezzamento venduto agli Angioy, oltre Giardinu mannu e Montixeddu che insistevano nella zona dell’attuale Monte Claro, comprendeva vari terreni coltivati limitrofi ad essi. Tutto l’insieme si presentava con Giardinu mannu fornito di case, magazzino per il vino, fonti e macina per le olive, e Montixeddu, posesso y territorio concerniente a dicho Giardina Manna ex gesuitico, che vantava la presenza di due mulini.
All’inizio dell’estimo[25] si evidenziò quale fosse la posizione di Giardinu mannu: que se halla en el camino que se va a Santa Maria Clara y otros lugares, es territorio de Caller, vesina a los burgos de Villa nueva de esta dicha ciudad, la que afronta de una parte a Montixeddu, territorio del presente possesso, camino en medio que se va a dicho lugar de Santa Maria Clara a viento ponente, de otra a Giardineddu possesso de los ex Gesuitas a viento levante, de otra a possesso de los reverendos Padres Dominicos a viento tramontana y de otra a viña de dichos reveredos Padres Dominicos a viento rnaestral.
In Giardinu mannu, assieme ai giardini, erta, vigna e terreni, vi erano alberi di peras, piringinu, albricoque, pranupresiu, siruelas, almendas, higueras, olivos, ollastre. Oltre agli alberi da frutto, c’era un campo di grano, con pero anche cardi, fichi, mandorli, un ulivo, un melograno e ampie zone con vegetazione spontanea che fungevano anche da recinzione[26].

Nel 1818 però Francesco Boi, a nome della moglie, chiese di costruire un fosso che circondasse la siepe di chiusura. La concessione venne accolta parzialmente, ponendo anche a carico dei richiedenti la costruzione di un marciapiede sulla strada che portava da Cagliari a Pirri, nei periodi freddi e piovosi non transitabile[27] (fig. 3 e 4).

Fig. 3 Archivio di Stato di Cagliari, Regio Demanio, Affari diversi, b.241, fasc. 15, 27 maggio 1818 Cagliari (Documento recto e verso).

Fig. 3 Archivio di Stato di Cagliari, Regio Demanio, Affari diversi, b.241, fasc. 15, 27 maggio 1818 Cagliari (Documento recto e verso).

Fig. 4 Archivio di Stato di Cagliari, Regio Demanio, Affari diversi, b.241, fasc. 15, 27 maggio 1818 Cagliari (particolare).

Fig. 4 Archivio di Stato di Cagliari, Regio Demanio, Affari diversi, b.241, fasc. 15, 27 maggio 1818 Cagliari (particolare).

L’estimo in seguito si estese da Giardinu mannu a Montixeddu[28], separato da Giardinu Mannu dalla strada che andava alla chiesa di Santa Maria Chiara e altrettanto diviso dalla zona de las Estelladas dalla strada diretta a Pirri. Esso confinava inoltre con la chiesa rurale di Santu Perdixeddu, con la proprietà di don Salvatore Rodrigues, con i possessi del reverendo Basciu, con il campo di don Francesco Giuseppe Otger e con il chiuso di Santa Maria Chiara: el que afronta de una parte a este mismo possesso y lugar denominado Giardinu Mannu camino en medio que se va a Santa Maria Clara y otros lugares a viento tramontana, de otra al lugar dicho sa domu de sa chera, eo Estelladas, camino en rnedio que se va a Pirri y otros lugares a viento levante; de otra a la iglesia rural de Santu Perdixeddu y a possesso de don Salvador Rodrigues, posesso del reverendo rector Bascu y otras camino en medio a viento ponente; y de otra a posesso eo campo de don Chichu Pepi Ugieri y a serrado de Santa Maria Clara a viento maestral.
In Montixeddu, recintato con muretti di terra pressata o con vegetazione arbustiva[29], veniva coltivata una vigna de nueve giradas e nei vialetti di separazione c’erano fichi, mandorli e prugni. Oltre la girada del canonate si ricordano la girada de is figus con vitigni di differentes uvas, esto es nuragus, canonate, zinzillosu y otras; due giradas dette de sa Noedda; la girada de Santa Maria Clara, con vitigni di uve nuragus, moscateles, monica, apesorgia, canonate, zinzilozu y otras uvas; la girada de su nuragus; la girada de su Boinargiu; la girada de Tristanu; la girada de la Pixina. La proprietà vantava inoltre altri appezzamenti e la presenza di magazzini per fare il vino e l’acquavite[30].
L’estimo si estese a tutti i terreni annessi a Giardinu mannu, tra cui il luogo detto Mulinu Bechiu, per cui, sempre riferendosi ai venti per orientare nello spazio le varie proprietà, vengono indicati come confinanti i padri Scolopi, il possesso ex gesuitico di Bingia Matta e quello degli eredi di Sisinnio Locci di Monserrato. Altra pertinenza di Giardinu mannu era il luogo detto Crucuris, limitrofo a Bingia Matta; i terreni nel lugar dicho San Lorenzo nella zona di Monserrato, di cui uno confinante con il possesso dei padri Scolopi; quindi sa Muxiuridda nel lugar denominado Calamatias, che aveva per confinanti la parrocchiale di Pirri, i possessi ex gesuitici e il terreno del cagliaritano Michele Ciarella.
Altri appezzamenti posti nella fascia di terra confinante con quella venduta al giudice Giovanni Maria Angioy e facenti parte del patrimonio ex gesuitico vennero comprati da altri giudici della Reale Udienza[31].

 

Individuazione dei proprietari dei terreni posti in Santa Maria Chiara nel secolo XIX

 

Per proseguire nella storia di questi appezzamenti si deve arrivare al secolo XIX con un flash back sulla famiglia Angioy: dal matrimonio con Annica Belgrano Giovanni Maria Angioy ebbe tre figlie, Maria Anna Bernarda chiamata Speranza, Giuseppa e Maria Angela. Speranza si sposò con un Novaro e morì vedova nel 1816; Giuseppa, vedova del nobile Francesco Grixoni di Ozieri, si risposò nel 1817 con il professore di anatomia Francesco Boi di Olzai[32]; e Maria Angela andò a nozze con Callisto Palombella[33].
I nomi da maritate di queste donne sono fondamentali per seguirne nel tempo le proprietà e a questo riguardo acquistano rilevanza gli sponsali di Maria Grazia Boi, figlia di Giuseppa Angioy e di Francesco Boi, avvenuti il 7 agosto 1845 con don Raimondo Flores d’Arcais, figlio di Francesco e Maria Rita Cervellon[34].
Basandosi sul passaggio della vigna da Giommaria Angioy alle figlie ed esaminando le mappe del cessato Catasto[35] riguardanti Cagliari si ha conferma che nella zona di Santa Maria Chiara durante l’Ottocento esisteva un telaio maggiormente parcellizzato dei secoli precedenti. Infatti nelle frazioni C e D, relative alle località di San Michele, di Santa Maria Clara, delle Stelladas e di Santa Alenixedda, rispetto alla situazione di fine Settecento è evidente il frazionamento verificatosi in seguito ai passaggi di proprietà.
Riconducibili a Raimondo Flores d’Arcais, marito di Maria Grazia Boi, sono i mappali posti in Santa Maria Clara 120, vigneto 1 ettaro 22 are; 121, mandorleto 1 ettaro 67 are; 122, vigneto 13 ettari 43 are; e quelli posti in Santu Perdixeddu 161, aratorio 19 ettari 03 are; 162, pascolo 6 ettari 40 are; 163, casa civile; 164, oliveto 1 ettaro 39 are[36]. La regione di Santa Maria Clara, come si e detto, si estendeva al di là e al di qua dell’odierna via Cadello, al tempo strada de Is Masonis, grosso modo sulla direttrice nord-sud, mentre il luogo chiamato Santu Perdixeddu, che si protendeva sul lato di Monte Claro verso l’attuale via Liguria, doveva il suo nome a un oratorio rurale intitolato al santo[37].
Permettono di risalire ai possessi dell’Angioy anche i mappali di Santa Maria Clara 165, vigneto, 35 are; 166, orto, 50 are; 167, casa; 168, mandorleto, 5 ettari 01 are, pertinenti a Francesco Boi protomedico[38]. Sempre per la frazione D del Comune di Cagliari, altri numeri di mappa delle Stelladas, il 157, aratorio, 69 are e il 180, vigneto, 3 ettari, 29 are, risultano essere della Angiolina Palombella, vedova, nata Angioy[39].
Altri possessori individuati dalle affrontazioni della vigna Otger permangono nell’Ottocento, ma in particolare si nota lo spezzettamento della base fondiaria degli Otger.

Nelle frazioni C (fig.6) e D (fig.7) delle mappe del cessato Catasto non compare più come proprietà Otger ma si presenta frantumata nei terreni posti tra le falde del castello di San Michele e via de Is Masonis, ora via Cadello, seguendo il destino di ridimensionamento dettato dalle volontà lasciate dal barone Vincenzo Otger di Villaperuccio che divise la sua eredità tra gli istituti cagliaritani dediti all’aiuto dei poveri bisognosi. Con la guida di varie disposizioni regie del 1834, 1841, 1846 e 1847 si arrivò alla suddivisione di un capitale di 12000 lire, da prelevarsi dal ricavato della vendita delle due vigne di San Rocco e di Santa Maria Chiara, che sarebbe stato ripartito tra l’Ospedale civile e il Regio Ospizio di San Lucifero[40].

Fig. 5 - Archivio di Stato di Cagliari, Ufficio tecnico erariale, Mappe, Cagliari, Frazione C, Santu Miali, mappali n.67,68,69,70,71;77,78,79,80,81;82,83,84,85,86,111,112,113,114, relativiai possessi dei Cugia, clell'Ospedale civile di Cagliari e dei Padri claustrali.

Fig. 5 – Archivio di Stato di Cagliari, Ufficio tecnico erariale, Mappe, Cagliari, Frazione C, Santu Miali, mappali n.67,68,69,70,71;77,78,79,80,81;82,83,84,85,86,111,112,113,114, relativi
ai possessi dei Cugia, clell’Ospedale civile di Cagliari e dei Padri claustrali.

Fig. 6 - Archivio di Stato di Cagliari, Ufficio tecnico erariale, Mappe, Cagliari, Frazione D, Santa Maria Clara, Stelladas, Santa Alenixedda, mappali n. 120,121,122,161,162,163,164;165,166,167,168;157,180, relativi ai possessi di Francesco Boi, di Raimondo Flores d'Arcais, di Angela Palombella e dei Padri domenicani.

Fig. 6 – Archivio di Stato di Cagliari, Ufficio tecnico erariale, Mappe, Cagliari, Frazione D, Santa Maria Clara, Stelladas, Santa Alenixedda, mappali n. 120, 121, 122, 161, 162, 163, 164; 165, 166, 167, 168; 157,180, relativi ai possessi di Francesco Boi, di Raimondo Flores d’Arcais, di Angela Palombella e dei Padri domenicani.

Collazionando i confini già visti nei documenti con quelli desunti dalle mappe e dai registri del cessato Catasto[41], si ritrovano nella zona di Santa Maria Chiara gli appezzamenti appartenenti ai Cugia verso via Is Mirrionis e quelli di proprietà dei Padri Claustrali nello spicchio posto tra via Cadello e via Ienner. A cuscinetto tra le due aree si trovavano i terreni dell’Ospedale civile di Cagliari[42] in regione Santu Miali, identificati con i mappali 77, aratorio 2 ettari 81 are; 78, vigneto 5 ettari 25 are; 79, vigneto 63 are; 80, orto 36 are; 81, mandorleto 84 are.
A completamento del quadro, assegnati a don Efisio Cugia, appaiono i terreni coltivati posti nella zona di San Michele contrassegnati con i mappali 82, vigneto 1 ettaro 74 are; 83, aratorio 1 ettaro 36 are; 84, giardino 16 are; 85, orto 17 are; 86, mandorleto 40 are; 111, oliveto 6 ettari 71 are; 112, aratorio 1 ettaro O2 are; 113, vigneto 4 ettari 73 are; 114, aratorio 1 ettaro 59 are.
Infine al convento dei Padri Claustrali sempre in Santu Miali appartenevano i poderi riportati nei mappali 67, aratorio 1 ettaro 87 are; 68, vigneto 2 ettari 62 are; 69, aratorio 1 ettaro 49 are; 70, vigneto 40 are; 71, aratorio 40 are.
Con tali proprietari si finisce così di tracciare per l’Ottocento il disegno della lussureggiante zona che da Cagliari si distendeva verso l’interno a perdita d’occhio, con vigne, giardini, campi di grano, pascoli e case; zona che costituiva un segno di laboriosità per il presente e di speranza per un futuro che dopo secoli sonnacchiosi si sarebbe presentato incredibilmente diverso e imprevedibile.

 

 

© Città Metropolitana di Cagliari – Riproduzione vietata