Atti del convegno Le Genti di Monte Claro • Dal Neolitico al Ventunesimo secolo

 
 
Lucia Siddi

Il simulacro di Santa Maria Chiara e l’iconografia mariano nelle opere custodite nel San Pietro a Pirri

La Vergine delle Grazie

Sappiamo con certezza che a Pirri già nel 1615 esisteva nella chiesa di San Pietro una cappella dedicata a Nostra Signora delle Grazie[13] ed un simulacro con questa intitolazione è citato nel 1682[14] anche se, per motivi stilistici, non puo essere identificato con quello ancora presente il quale, invece, è da ricondurre al dono offerto alla chiesa di San Pietro dai coniugi Serafino Cogoni e Luigia Nurchis nel 1851[15].

Fig. 3 – PIRRI, Chiesa di S. Pietro, Madonna delle Grazie, scultura lignea con policromia, bottega di G.A. Lonis, fine sec. XVIII-prirni sec. XIX.

Fig. 3 – PIRRI, Chiesa di S. Pietro, Madonna delle Grazie, scultura lignea con policromia, bottega di G.A. Lonis, fine sec. XVIII-prirni sec. XIX.

La Vergine è raffigurata secondo l’antica iconografia di origine bizantina con il Bambino Gesù sorretto dal braccio sinistro, mentre con la mano destra offre una piccola sfera a simboleggiare le grazie, i favori che è pronta ad offrire a chi si rivolge a lei con fiducia (fig. 3); la sua devozione venne introdotta in Sardegna tra l’VIII e il IX secolo, epoca in cui la Sardegna faceva parte dei domini bizantini[16].L’ azzurro del mantello e il rosa della veste sono i colori che tradizionalmente vengono utilizzati per gli abiti della Madre di Dio, e sono simbolo della sua particolare condizione di creatura umana divinizzata dalla grazia celeste[17].

La statua è composta da più elementi lignei assemblati tra loro con perni di legno e colla animale; vari strati di gesso e colla ricoprono l’intera struttura e costituiscono la preparazione sopra la quale è stato steso il colore ad olio. La scultura è unita al basamento attraverso chiodi di ferro forgiati a mano che, col tempo a causa dell’umidità, si sono ossidati provocando diverse spaccature del legno che sono state risanate in occasione del recente restauro[18].

L’opera che, come abbiamo detto in precedenza, venne donata nel 1851, ad una attenta analisi stilistica sembrerebbe risalire a qualche decennio prima, evidentemente i coniugi Cogoni la possedevano già prima di offrirla in dono alla chiesa. I confronti più precisi, infatti, li troviamo nella produzione di Giuseppe Antonio Lonis, scultore attivo in Sardegna dalla metà del Settecento fino alla sua morte awenuta nel 1805[19]. Delle sue numerosissime opere presenti in tante chiese dell’Isola, la nostra scultura ne ripete la postura, il panneggio delle vesti, il trattamento dei capelli ma non i lineamenti del volto più simili, invece, ai simulacri eseguiti da uno dei suoi migliori allievi, Antonio Efisio Castangia, collaboratore, amico nonché cognato, attivo dagli ultimi decenni del ‘700 fino al 1814, e da Giovanni Raimondo Atzori ancora operante nel 1812[20]. A questi ultimi sembrerebbe più corretto assegnare la Madonna delle Grazie di Pirri per confronti con alcune opere da loro realizzate come, per esempio, la Santa Lucia nel San Pietro di Pirri, eseguita dal Castangia nel 1780 e con il S.Ignazio di Loyola conservato nella chiesa di S.Efisio a Cagliari[21].
 

 

 

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