Informativa sul trattamento dei dati personali

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Scritture Le forme di comunicazione

 

1 Comunicazione e linguaggio

1. Codici grafici e memoria

 

Pittura rupestre nella caverna di Lascaux in Dordogna, Francia (paleolìtìco superiore, circa 35.000 anni fa). Sono raffigurate tre bovídí e un cavallo selvatico con segni magici di trappole.

Pittura rupestre nella caverna di Lascaux in Dordogna, Francia (paleolìtìco superiore, circa 35.000 anni fa). Sono raffigurate tre bovídí e un cavallo selvatico con segni magici di trappole.

Oggetti che comunicano
“Scrittura”, in senso ampio, è qualunque sistema di segni grafici (ma talora anche materici) ricorrenti, combinabili e convezionalmente associati a informazioni linguistiche.
In questo senso, l’homo sapiens si è sempre espresso non soltanto con la parola, ma anche con la scrittura. Le testimonianze fornite dalle ricerche preistoriche fanno presumere che quando gli ominidi svilupparono la capacità di progettare e costruire utensili, essi allo stesso tempo già producevano simboli. I ciotoli dipinti di Mas d’Azil con motivi geometrici astratti, le serie di tacche incise su ossa o le piccole pietre usate sin dal tardo paleolitico (e soprattutto nel corso del neolitico) mostrano che i medesimi supporti delle operazioni strumentali erano utilizzati per ‘comunicare messaggi’. Oggi in questi manufatti possiamo soltanto individuare insiemi di forme codificate, il cui significato è andato perduto.

Alcuni disegni dei ciotoli di Mas d`Azil (Francia meridionale, periodo mesolitico, circa 8000 a.C.)

Alcuni disegni dei ciotoli di Mas d’Azil (Francia meridionale, periodo mesolitico, circa 8000 a.C.)

 

Contabilità e pensiero mitico
Ma è possibile riconoscere due impulsi comunicativi generali.
Da un lato le esigenze ‘contabili’, come ad esempio nel sistema delle piccole palle di argilla (bulle) con dentro gettoni rappresentanti le unità di merce inviate – diffuso già a partire dal IX millennio in tutto il Vicino Oriente – che avrebbe, secondo alcuni studiosi, dato origine alla prima scrittura storica tradizionalmente riconosciuta (quella sumera).
Dall’altro le prime Forme embrionali di un pensiero mitico, condensato in pochi simboli dal grandissimo potere evocativo.

Quale che fosse la natura di questi messaggi, è significativo notare che essi non derivano dalle rappresentazioni figurative o pittografiche che appaiono ad esempio nelle grotte dipinte di Lascaux – dove a simboli sessuali più astratti e a figure geometriche si alternano scene di caccia con personaggi armati -, ma le precedono o sono loro contemporanee.

L’uomo paleolitico, presumibilmente, non ha cominciato a raffigurare il proprio mondo mosso da un impulso estetico-mimetico, ma ha scelto di trascrivere la propria interpretazione di quel mondo, al tempo stesso mitica e religiosa, facendo uso di simboli che ne condensassero il significato.

 

Zanna di mammut con figure, proveniente da Predmostí (Moravia), tardo perigordiano (ca. 10.000 a.C.). La testa dell'immagine geometrica femminile suggerisce un emblema totemico, mentre il seno accentuato e l'ampio bacino richiamano un rito della fertilità.

Zanna di mammut con figure, proveniente da Predmostí (Moravia), tardo perigordiano (ca. 10.000 a.C.). La testa dell’immagine geometrica femminile suggerisce un emblema totemico, mentre il seno accentuato e l’ampio bacino richiamano un rito della fertilità.

 

Gettoni in argilla e bulla sulla quale gli stessi gettoni sono stati impressi. I gettoni, eiencavano un carico di merci come si fa oggi con le bolle di accompagnamento, venivano in origine chiusi nella bulla. Per evitare di romperla, distruggendo l'integrità della documentazione, si cominciò a segnalarne il contenuto irnprirnendo i gettoni all'esterno della bulla stessa. Secondo alcuni studiosi, questa pratica avrebbe dato origine alla scrittura su tavolette d'argilla di epoca sumera. Musée du Louvre. Paris; © Agence photographique da la réunion des musées nationaux., foto Gérard Blot

Gettoni in argilla e bulla sulla quale gli stessi gettoni sono stati impressi. I gettoni, elencavano un carico di merci come si fa oggi con le bolle di accompagnamento, venivano in origine chiusi nella bulla. Per evitare di romperla, distruggendo l’integrità della documentazione, si cominciò a segnalarne il contenuto imprimendo i gettoni all’esterno della bulla stessa. Secondo alcuni studiosi, questa pratica avrebbe dato origine alla scrittura su tavolette d’argilla di epoca sumera.
Musée du Louvre. Paris; © Agence photographique da la réunion des musées nationaux., foto Gérard Blot

 

Gettoni di argilla da Susa, nell'attuale Iran (epoca neolitica, circa 5.000 anni fa), probabilmente utilizzati a fini contabii. Musée du Louvre, Paris; @Agence photographique de la réunion des musées nationaux, foto Chuzeville

Gettoni di argilla da Susa, nell’attuale Iran (epoca neolitica, circa 5.000 anni fa), probabilmente utilizzati a fini contabii.
Musée du Louvre, Paris; @Agence photographique de la réunion des musées nationaux, foto Chuzeville

 
Scrittura, luogo della memoria
La notazione grafica, in tutti i casi, gioca un ruolo di complemento e conservazione della memoria, ruolo che continua anche oggi a essere una caratteristica essenziale di tutti i sistemi di scrittura.
Questo ruolo, però, appare con chiarezza soltanto in contesti che privilegiano la memoria orale e il rapporto tra la memoria orale e la memoria esternata in simboli grafici (una scelta diversa è rappresentata, ad esempio, dai sistemi alfabetici, che non lasciano alcun potere alle capacità evocative del lettore, perché i segni sono puramente convenzionali).
Un esempio di ciò sono le preghiere pittografiche cristiane, elaborate nei secoli XVI-XVIII dagli indiani della Nuova Spagna su impulso dei missionari (eco delle elaborazioni che, parallelamente, si facevano nel Vecchio Mondo sui “luoghi della memoria”).
Ancora ai nostri giorni, funiverso rituale degli indiani Cuna di Panama si afiida al supporto iconografica per riprodurre le regole linguistiche cui sono sottoposti i testi fissati dalla tradizione.

 

Pater Noster, manoscritto messicano del XVIII secolo. La disposizione delle pittografie, composte insieme al testo alfabetico in nahuatl, la lingua degli Aztechi, mostra la rielaborazione indigena della preghiera. Museum of Mankind, Egertnn ms. 2898, London; © British Museum

Pater Noster, manoscritto messicano del XVIII secolo. La disposizione delle pittografie, composte insieme al testo alfabetico in nahuatl, la lingua degli Aztechi, mostra la rielaborazione indigena della preghiera.
Museum of Mankind, Egerton ms. 2898, London; © British Museum

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