Informativa sul trattamento dei dati personali

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Tipologia e natura dei dati trattati
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Trasferimento dei dati all’estero
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Scritture Le forme di comunicazione

 

1 Comunicazione e linguaggio

2. Oralità e scrittura

 

Immagine da Orbis sensualium pictus (Il mondo in figure delle cose sensibili), di Jan Amos Komensky (Comenio), riformatore dell'educazione e pedagogista ceco del XVII sec.; è il primo libro di testo che utilizza sistematicamente le figure. L'illustrazione riprodotta presenta gli insetti: a ciascun numero corrisponde il nome dell'insetto in quattro lingue (latino, tedesco, ceco e ungherese).

Immagine da Orbis sensualium pictus (Il mondo in figure delle cose sensibili), di Jan Amos Komensky (Comenio), riformatore dell’educazione e pedagogista ceco del XVII sec.; è il primo libro di testo che utilizza sistematicamente le figure. L’illustrazione riprodotta presenta gli insetti: a ciascun numero corrisponde il nome dell’insetto in quattro lingue (latino, tedesco, ceco e ungherese).

Notazione scritta e lingua
Ricorrenza, combinabilità e convenzionalítà sono proprietà che bastano a caratterizzare un insieme di segni grafici come notazione; un sistema, cioè, che veicola messaggi prevalentemente informativi (i quali, per mezzo della ripetibilità delle sequenze di segni, rinviano a contenuti linguistico-concettuali esterni ai messaggi stessi) e non prioritariamente estetici (il prodotto artistico è caratterizzato dall’irripetibilità e rinvia anzitutto a se stesso).
Queste tre proprietà, tuttavia, non sono sufficienti a definire quale modalità assmnerà il rapporto tra la notazione e la lingua in cui il testo dev’essere “letto”.

 

Rappresentazione del concetto o trascrizione dei fonemi
Gli studiosi classificano comunemente le scritture, proprio sulla base di tale rapporto, in due categorie.
Da una parte, i sistemi parzialmente o totalmente indipendenti dalla lingua a cui si riferiscono (le pittografie e gli ideogrammi, ad esempio, data la ‘chiave d’accesso’ al sistema, potrebbero in teoria essere letti e interpretati da chiunque, perché rappresenterebbero direttamente “il pensiero”).
Dall’altra, i sistemi che invece trascrivono parole, sillabe o singoli suoni di una lingua (i quali, se possono essere letti ove sia noto il rapporto segno-parola o segno-suono, non possono essere “interpretati” se non si conosce già la lingua trascritta).
Queste classificazioni rivelano non soltanto un malcelato etnocentrismo, che ordina evoluzionisticamente i sistemi in funzione di criteri quali l’economicità e l’aderenza al parlato, ma anche una disattenzione nei confronti del fatto che tutti i sistemi di registrazione grafica mettono in luce un modellamento reciproco nel rapporto con le forme del linguaggio orale, pur se a diversi livelli di complessità.

 

Pittografie rituali degli indiani Cuna (Panama, anni recenti). Il testo è parte di un canto terapeutico di uno sciamano per ritrovare l'anima del malato perduta nel mondo degli spiriti, a ogni villaggio corrisponde un sintomo della malattia. A sinistra, dal basso: il villaggio delle Punte, del Fulmine, Bianco, del Ventaglio; a destra, dal basso: il villaggio Veloce, della Chioma di foglie, Rosso, Basso. Per gentile concessione di Carlo Severi

Pittografie rituali degli indiani Cuna (Panama, anni recenti). Il testo è parte di un canto terapeutico di uno sciamano per ritrovare l’anima del malato perduta nel mondo degli spiriti, a ogni villaggio corrisponde un sintomo della malattia. A sinistra, dal basso: il villaggio delle Punte, del Fulmine, Bianco, del Ventaglio; a destra, dal basso: il villaggio Veloce, della Chioma di foglie, Rosso, Basso.
Per gentile concessione di Carlo Severi

 

Una contrapposizione infondata tra alfabetico e ideografico
Il tipo di “corrispondenza alfabetica” cui siamo abituati ci fa dimenticare che all’interno della nostra stessa tradizione grafica esistono ideogrammi (le cifre arabe, la notazione aritmetica), logogrammi (le sigle e le abbreviazioni) e persino pittogrammi (nella segnaletica, ad esempio).
E ci fa anche credere che non possano esservi segni fonetici in un sistema pittografico o ideografico quando, alla luce dell’analisi di scritture come quella cinese o quelle mesoamericane, questo risulta palesemente inesatto.
In sostanza, il rapporto fra oralità e scrittura è complesso e mutevole: dire di un segno soltanto che esso corrisponde a un suono, a una sillaba o a una parola costituisce sempre una semplificazione fuorviante, perché questa totale corrispondenza non è mai stata raggiunta da alcuna scrittura.

 

Identità culturale e linguistica
Tutte le scritture sono sistematiche, in modi diversi, e sperimentano la ricerca di corrispondenze coerenti e razionali tra il parlato e lo scritto, funzionali al ruolo che esse hanno nelle diverse tradizioni culturali.
Per gli indiani Cuna, questa corrispondenza, sintattica o narrativa, è ottenuta dalla ricorrenza di formule grafiche costanti, che trascrivono ampie formule verbali. In un sistema di scrittura come il Visible speech, all’estremo opposto, la corrispondenza è prodotta grazie ad un rispecchiamento quasi automatico dei fenomeni articolatori o acustici nel sistema dei segni.

 

Sirnbologia del Visible speech di Potter, Kopp, Green (1947), proposta di alfabeto fonetico basato sulla rappresentazione spettrografica.

Simbologia del Visible speech di Potter, Kopp, Green (1947), proposta di alfabeto fonetico basato sulla rappresentazione spettrografica.

 

Spettrogramma acustico della parola inglese said. Lo spettrogramma rappresenta i suoni in bande di frequenza con le frequenze minori in basso e quelle maggiori in alto. La traccia a sinistra in alto è il suono s, quella a destra in basso il suono aid.

Spettrogramma acustico della parola inglese said. Lo spettrogramma rappresenta i suoni in bande di frequenza con le frequenze minori in basso e quelle maggiori in alto. La traccia a sinistra in alto è il suono s, quella a destra in basso il suono aid.

 

Simbologia del Visible speech, i segni per i fonemi š e ž.

Simbologia del Visible speech, i segni per i fonemi š e ž.

Una trascrizione fedele
Lo sviluppo della tecnica ha consentito di registrare e riprodurre l’oralità in forme una volta impensabili: è il caso, ad esempio, degli spettrogrammi, vere e proprie notazioni meccaniche del parlato.
Ma è importante osservare che anche antiche tradizioni manoscritte che fanno uso di notazioni semantiche, come quella azteca, conoscono l’applicazione di criteri di corrispondenza fra il piano grafico e quello linguistico.
Questi criteri sono applicati con una logica che non si discosta affatto da quella con cui Jan Hus, fra il Tre e il Quattrocento, adattava l’alfabeto latino alle consonanti palatali del cèco.
identici procedimenti di costruzione analogica e ristrutturazione dei sistemi di segni guidano da sempre l’umanità nelle proprie scelte espressive.

 

 Schema dell'articolazione dei suoni fricativi dentali [s] (sordo) e [1] (sonoro) - cui nelfalfabeto cèco corrispondono ì segni «s» e «z» - e dei suoni fricativi alveopalatali [sc] (sordo) e ['g' con pronuncia toscana] (sonoro) - cui nelllalfabeto cèco corrispondono i segni š e ž con l'haček. Le corrispondenze creano la proporzionalità tra piano grafico e fonico. In modo analogo questo accade nel rapportofra pittografia azteca e significato nella lingua trascritta. Il glifo della montagna si trasforma, mediante un 'allungamento`, nel glifo che trascrìve la parola per “ montagna alta e allungata” come pure nel passaggio dal segno del tempio (“la casa con gradini del dìo”) ai glifo per il "tempio alto e allungato”.


Schema dell’articolazione dei suoni fricativi dentali [s] (sordo) e [1] (sonoro) – cui nell’alfabeto cèco corrispondono i segni «s» e «z» – e dei suoni fricativi alveopalatali [sc] (sordo) e [‘g’ con pronuncia toscana] (sonoro) – cui nelllalfabeto cèco corrispondono i segni š e ž con l’haček. Le corrispondenze creano la proporzionalità tra piano grafico e fonico. In modo analogo questo accade nel rapportofra pittografia azteca e significato nella lingua trascritta. Il glifo della montagna si trasforma, mediante un ‘allungamento`, nel glifo che trascrìve la parola per “montagna alta e allungata” come pure nel passaggio dal segno del tempio (“la casa con gradini del dìo”) ai glifo per il “tempio alto e allungato”.

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