Una sapienza africana La decifrazione della scrittura egizia è una delle awenture più straordinarie della cultura ottocentesca: Champollion e la stele di Rosetta sono giustamente parte della memoria collettiva europea perché hanno rappresentato una rottura nell’approccio dell’uomo al proprio passato storico, un passaggio dal sapere eruclito, intriso di misticismo, alla logica razionale dell’indagine fedele ai testi e alle loro possibili chiavi di lettura. Considerare ‘africana’ la lunga storia dei geroglifici, dello ieratico e del demotico non significa dimenticare gli aspetti vicino-orientali di questa antica civiltà, della sua scrittura e forse della sua lingua; piuttosto, si vuole sottolineare come dal Quattrocento l’Europa vide nell’Africa e nell’Egitto una diversa e primordiale sapienza, sulle spalle della quale si sarebbe edificata la stessa cultura greco-romana.
Sarcofago in legno stuccato e dipinto della XVII dinastia (circa metà del XVI sec. a.C.) di provenienza ignota. Le scene, dipinte in stile ingenuo e d’origine provinciale, sono sormontate e incorniciate da rozze iscrizioni geroglifiche con formule funerarie e il nome del defunto, Irinimenpu. Museo Civico Archeologico, ks 1958, Bologna
Stele funeraria del sacerdote Pa-Sher-Ta-Sher. Vaticano Museo Gregoriano Egizio, 29688.D.
Statua-cubo del dignitario Ahautinefer. La statua-cubo, che ha sempre goduto di una grande popolarità tra gli Egizi, rappresenta un personaggio seduto, che, con le braccia incrociate sulle ginocchia, guarda fisso di fronte a sé. La statua di Ahautinefer è databile al regno di Merenptah (1212-1202 a.C.), per la presenza dei cartigli di questo sovrano. Museo Civico Archeologico, ks 2025, Bologna
Statuetta funeraria (usciabti). Con il termine usciabti si indicano le statuette funerarie che, a partire dal Regno Medio e fino a tutta l’età tolemaica, venivano collocate nella tomba accanto al defunto. Gli usciabiti, che variarono molto a seconda delle epoche per forma, dimensioni, materiale, portano spesso incisa intorno al corpo un’iscrizìone che riproduce il cap. VI del Libro egiziano dei Morti, contenente la formula magica grazie alla quale la statuina si sarebbe potuta animare per sostituire il defunto. Museo Civico Archeologico, Bologna