Pendente etiope con segni di proprietà. Collez. privata; foto G. Peyrot
Alfabeti e sillabari ‘all’africana’ L’alfabeto fu introdotto in Africa in una varietà di forme (punico, aramaico, ebraico, greco, latino e arabo, oltre agli alfabeti ‘continentali’, meroitico e libico-berbero). che hanno avuto sviluppi particolari, come la calligrafia arabo-maghrebina o la trasformazione della scrittura sudarabica sabea nel sistema sillabico-alfabetico ge’ez dell’Etiopia. Più recentemente. in reazione alla scrittura dei colonizzatori europei. sono stati creati diversi sistemi autonomi. Nel 1895, ad esempio, al re Njoya, sultano di Fumban (nel Camerun centrale), fu rivelata in sogno la scrittura bamum, la quale in pochi anni percorse tutte le tappe evolutive delle scritture storiche, passando dalla pittografia originaria, con più di mille segni, a un sillabario semplificato di settanta elementi. Nel 1833 era stato realizzato, per trascrivere le lingue mandé dell’Africa occidentale, il sistema sillabico vai, che ha dato origine a quattro scritture (mendé, mmdé, bambara, toma e guerzé) in un’evoluzione durata fino al primo Novecento. E ancora oggi ci sono esperimenti di ‘creazione alfabetica’. All’origine della maggior parte di questi tentativi non ci sono state esigenze utiliraristiche di razionalizzazione fonetica o di funzionalità strumentale, ma piuttosto il bisogno di riconfermare, attraverso una scrittura propria (rivelata, inventata o riscoperta), l’identità minacciata della propria cultura.
Pesi ashanti a forma di animali che rappresentano proverbi. Collez. privata; foto M. Marzot
Tessuto dell’Africa occidentale. Collez. privata; foto M. Marzot
Quadrato magico, usato da un guaritore dogon (Bandiagara, Mali). Lo scritto magico, in forma di testo continuo o di figura poligonale (quadrati, esagoni ecc.) con passi del Corano, invocazioni ad Allah, lettere, cifre, caratteri enigmatici, nomi di angeli o di demoni ecc., è ampiamente diffuso e usato in tutto l’lslam come protezione o come attacco contro aggressioni esterne provenienti da persone o da forze malefiche. Le scritture per ‘proteggersi dalla cattiva parola’, contro “l’uccello del malaugurio”, contro “il ferro dell’arma”, per distruggere “la forza dell’avversario”, per “guarire”, per “conquistare l’amato”, circondate da righe di istruzioni con le sequenze rituali da mettere in opera per raggiungere lo scopo previsto, confezionate dagli specialisti, possono essere bruciate, seppellire in luoghi prescritti, oppure racchiuse in astucci di tessuto, di cuoio o d’argento e portate a contatto del corpo. Nel Corano sono depositate le virtù stesse di Dio, racchiuse nelle lettere arabe che acquisiscono dunque proprietà segrete, accessibili solo a pochi: scriverle o pronunciarle nel modo prescritto e secondo la giusta tecnica dà accesso alla Conoscenza e al potere di influire sul Creato. Collez. privata
Tavoletta di legno (lawh in arabo) con scritture sacre e quadrati magici, proveniente dal Niger. Il termine lawh indica nel Corano il testo sacro stesso, “lodato e conservato su una tavola” (sura LXXXV, versetto 22). La tavoletta è usata dagli allievi delle scuole coraniche per gli esercizi di scrittura, ma anche, soprattutto nell’Islam afiicano a scopo protettivo terapeutico, come ricettacolo di scritture sacre che possono esser sciolte nell’acqua e bevute come medicine, oppure usate per abluzioni. Complesse ricette prescrivono la composizione dell’inchiostro da usare: legno di rosa, acqua di zafferano, acqua di fiori d’arancio, nero animale ottenuto carbornizzando lana. Collez. privata; foto G. Peyrot
Particolare di casacca talismanica di guerriero, con iscrizioni di colore rosso, nero e oro; l’indumento proviene forse dal Sudan. Sono indicate data e autore: “Scrisse questo il più umile dei devoti, il pellegrino Signore Hossein, figliolo dei pellegrino Signore Nassereddin, noto per tigliolo di Gebarna nel Giomada, secondo dei mesi del 1060” (anno 1649). Fra i testi in caratteri arabi appaiono quadrati magici e frammenti coranici, destinati ad assicurare l’invulnerabilità del guerriero che indossa l’indumento. A giudicare dallo stato di consevazione della casacca nella foto, che non mostra alcun segno di perforazione, la scrittura sembra aver esercitato tutto il proprio potere proteggendo la vita del suo proprietario. Oggetto di proprietà del Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico Luigi Pigorini, Roma; foto G. Peyrot
Un testo religioso illustrato, in scrittura sillabica etiope ge’ez e lingua amarica (XIX sec.). Collez. privata; foto M. Marzot
Frammento di rotolo magico etiope in scrittura ge ‘ez (XIX sec.). La scrittura etiope deriva dalla consonantica sudarabica, ma ogni carattere consonantico dei sistema d’origine viene modificato con l’aggiunta di specifici segni diacritici vocalici che lo trasformano in carattere siliabico. Collez. privata; foto M. Marzot
Rotolo etiope (chiuso e aperto) in scrittura ge’ez. Collez. privata